Da Vienna i “magnifici ritorni” raccontano come nacque Aquileia

Esposti da sabato 110 pezzi in prestito dal Kunsthistorisches Museum della capitale austriaca ritrovati nel sottosuolo della cittadina, alcuni mai visti

ROMA. S’intitola “Magnifici Ritorni. Tesori aquileiesi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna” la mostra, presentata ieri a Roma, che apre sabato al Museo Archeologico Nazionale di Aquileia, organizzata dalla Fondazione Aquileia, dal Polo Museale del Fvg e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna per celebrare i 2200 dalla fondazione dell’antica città romana. Al Ministero per i Beni culturali, sono intervenuti il capo di gabinetto Tiziana Coccoluto, il governatore Massimiliano Fedriga, il presidente della Fondazione Aquileia Antonio Zanardi Landi, il direttore della Collezione Antichità del Kunsthistorisches Museum di Vienna Georg Plattner, il direttore del Polo Museale del Fvg Luca Caburlotto, il sindaco di Aquileia Emanuele Zorino e l’archeologo Louis Godart.

La mostra riporta ad Aquileia, a distanza di quasi 200 anni, alcuni tra i più importanti reperti archeologici restituiti dal ricchissimo sottosuolo aquileiese, attualmente esposti nella collezione permanente del Kunsthistorisches. Un viaggio nel tempo che, grazie ai 110 reperti in prestito, ci trasporta nell’Aquileia di 2200 anni fa ma anche nell’Aquileia dell’Ottocento quando la città era parte dell’Impero asburgico e le raccolte viennesi rappresentavano l’alternativa istituzionale al collezionismo privato delle famiglie locali e alla dispersione del materiale sul mercato antiquario.

Un’importante occasione per presentare, in molti casi per la prima volta dai tempi del ritrovamento, alcuni dei capolavori della città adriatica all’interno del contesto storico per i quali furono creati e nel quale furono utilizzati. Ma offre anche l’opportunità per raccontare un momento importante della storia di Aquileia, che, mediante una intensa attività di raccolta, di scavo e di ricerca durata più di due secoli, portò alla progressiva riscoperta, durante l’età moderna, della grandezza dell’antica città romana.

Tra i “magnifici ritorni” spicca il rilievo marmoreo con la rappresentazione di Mitra Tauroctono, con il berretto frigio, il serpente, lo scorpione e l'uccisione del toro sacro che riporta agli antichi culti che hanno segnato la storia dell'umanità, giunti ad Aquileia dopo un lungo viaggio da Oriente, dall’India e dalla Persia dove il culto a lui dedicato, misterico e iniziatico, era nato secoli prima.

Reperti di grande pregio sono anche la patera in argento, l’eccezionale piatto dalla complessa raffigurazione allegorica riconducibile a temi dell’abbondanza e della celebrazione dell’agricoltura, donato nel 1816 all’imperatore d’Austria Francesco I dal conte Francesco Leopoldo Cassis Faraone, e la croce in bronzo del IV secolo con il monogramma dato dall’intersezione delle iniziali del nome greco di Cristo donata a Vienna dal barone Ettore von Ritter verso la metà dell’800.

In mostra anche molti materiali preziosi confluiti a Vienna attraverso l’Imperial Regio Gabinetto Numismatico e delle Antichità di Vienna, nucleo originario del Kunsthistorisches Museum al quale i funzionari locali preposti al controllo degli scavi trasmettevano le antichità aquileiese fino all’istituzione del Museo Archeologico nel 1882: gemme, monete, bronzi, tra i quali spicca la raffinatissima gemma verde con un ritratto femminile dalla complessa acconciatura ispirata dalle mode in voga tra le principesse della famiglia imperiale, o la pasta vitrea con la raffigurazione del Circo Massimo di Roma ora montata su un elemento moderno in argento.

Grazie al sostegno della Fondazione Aquileia si è reso possibile anche il restauro della cosiddetta Venere di Aquileia, che dopo una lunga permanenza nei depositi viennesi finalmente può essere esposta. Rinvenuta nel febbraio del 1824 e venduta nel 1828 alle collezioni imperiali a Vienna, la statua rappresentata la dea nuda, con il solo mantello che avvolge il corpo all’altezza dei fianchi. —

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