Dafne con la sindrome di Down «Ho tentato il suicidio, siamo umani»

BERLINO. 'Dafne’ è un film su una vera forza della natura che si chiama Carolina Raspanti, una trentenne portatrice di sindrome di Down e protagonista assoluta di questo secondo lungometraggio di Federico Bondi (“Mar Nero”, 2008), passato ieri in concorso a Panorama al Festival del cinema di Berlino. Impossibile così pensare a questo lavoro, prodotto da Vivo film con Rai Cinema e in sala dal 21 marzo, senza il suo spirito da professorina piena di giudizio e candore.
Nel film Carolina è appunto Dafne, una trentenne che lavora che vive con tutta la sua esuberanza insieme ai genitori: Luigi (Antonio Piovanelli) e Maria (Stefania Casini). Quando però la madre Maria muore, gli equilibri familiari vanno a pezzi. Il padre entra in depressione, tormentato, com'è, dalla paura di lasciare sola la figlia alla sua morte. Ma sarà paradossalmente proprio Dafne a dargli la forza di andare avanti, con il suo caratterino e le sue perentorie indicazioni: «Papà non buttarti giù».
«Un giorno vidi alla fermata dell'autobus un padre e una figlia con la sindrome di Down che si tenevano per mano. Mi apparvero come degli eroi, due sopravvissuti. Poi ho avuto la fortuna di incontrare Carolina, con cui è nata un'amicizia fondamentale non solo per il film - ma anche per la mia vita», dice il regista a Berlino.
Ma chi è davvero Carolina Raspanti? Nata nel 1984 a Lugo, dove si è diplomata, Carolina lavora all'Ipercoop. Ha scritto due romanzi autobiografici, 'Questa è la mia vita’ e 'Incontrarsi e conoscersi: ecco il mondo di Carolina’, e, grazie alla sua generosità, contribuisce allo sviluppo di progetti a favore di ragazzi diversamente abili. «La ragione che mi ha spinto a fare questo film è che ci ho creduto fin da subito e mi sono calata nel personaggio nel modo più naturale possibile mettendoci anche tutta la mia personalità» dice Carolina. E ancora: «Mi piace il mio lavoro e soprattutto stare a contatto con gli altri. Ora al lavoro mi prendono in giro, mi chiamano la star, la diva, ma lo fanno solo per scherzare. Il mio carattere battagliero mi ha sempre aiutato a superare ogni difficoltà. Certo anch'io ho le mie debolezze, per ben due volte - rivela - ho tentato il suicidio, ma in fondo nessuno è perfetto: siamo umani». —
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