Dalla giuria Lucrezia Martel attacca Roman Polansky Poi ci ripensa: «Vedrò il film»

22/05/2007 60 FESTIVAL DEL CINEMA DI CANNES, FILM PREMIERE DEATH PROOF NELLA FOTO ROMAN POLANSKY
22/05/2007 60 FESTIVAL DEL CINEMA DI CANNES, FILM PREMIERE DEATH PROOF NELLA FOTO ROMAN POLANSKY

VENEZIA. «Non ci sarò alla cena di gala di Polanski per non dovermi alzare ed applaudire». Così Lucrecia Martel, presidente di Giuria al Festival di Venezia ha commentato la partecipazione in concorso di “J’accuse” firmato da Roman Polanski. Si è accesa così, su questa dichiarazione, la prima conferenza stampa al Lido (quella delle giurie) in cui Alberto Barbera ha dovuto difendere più volte la sua idea che riservare delle quote rosa non sia la strada giusta per fare giustizia. Sul film “J’Accuse” invece ha detto: «È un film che mi è piaciuto molto. Non sono un giudice, ma un critico cinematografico, il mio lavoro finisce qui». Insomma quella che doveva essere una tranquilla conferenza stampa dalla quale al massimo si rivela il criterio estetico dei giurati è diventato lentamente e irreversibilmente un acceso dibattito sul tema femminile. Un dibattito già in qualche modo annunciato visto che la stampa americana, e non solo, non ha amato la scelta di Barbera di selezionare il film del regista polacco accusato a Los Angeles di «violenza sessuale con l’ausilio di sostanze stupefacenti» ai danni di una ragazzina di tredici anni e undici mesi, Samantha Geimer. La raffinata regista ha più volte ribadito all’incontro: «Io non separo l’uomo dall’opera. Ritengo così che ci possa essere disagio per l’eventuale presenza del regista anche se, dopo una piccola ricerca su Google, ho visto che la vittima di Polanski si ritiene ormai soddisfatta e io non sono nessuno per sovrappormi alla volontà della vittima». In serata poi Lucrezia Martel ha cambiato rotta e ha prcisato: «Le mie parole sono state profondamente fraintese. Poiché non separo l'opera dal suo autore e ho riconosciuto molta umanità nelle precedenti opere di Polanski, non sono in alcun modo contraria alla presenza del suo film in Concorso». «Non ho alcun pregiudizio nei confronti del film e naturalmente lo guarderò allo stesso modo di tutti gli altri film del concorso - ha detto ancora la regista argentina -. Se avessi dei pregiudizi, mi dimetterei dal mio incarico di presidente della Giuria».

Più coerente Barbera: «Non è facile in questo caso dare risposte univoche. Non riesco a fare una distinzione tra artista e uomo. La storia dell’arte è piena di artisti che hanno commesso crimini. Lui resta uno degli ultimi grandi maestri del cinema e non credo si possa aspettare anni per giudicare un suo film». E tra Martel e Barbera non c’è stato comunque accordo neppure per quanto riguarda le quote rosa. Dalla presidente di giuria è arrivata una provocazione: «Siamo alla 76.ma edizione del festival, perché per due anni non facciamo cinquanta per cento donne e cinquanta per cento donne e vediamo che succede». Ma il direttore artistico al Lido ribadisce: «Sono contrario all’idea delle quote nella selezione. Unico criterio per me resta la qualità. Bisognerebbe prevedere allora quote per tutte le minoranze meno favorite. Certo ci sono ancora pregiudizi verso le donne, ma la situazione sta cambiando velocemente». —

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