Dalla Trieste di Svevo a Milano una vita d’arte lunga 107 anni

Mercoledì il compleanno del grande critico che ha attraversato il ’900
Di Marianna Accerboni

di MARIANNA ACCERBONI

Gillo 107: sembra un sogno ma non lo è. Sabato Dorfles, il grande critico d'arte, filosofo dell'estetica e dei costumi e pittore - nato il 12 aprile 1907 nella Trieste asburgica - ha visitato, abbigliato con la consueta sobria eleganza, il Salone del Mobile di Milano. Che ospita per altro gli Snowsound-Art, pannelli fonoassorbenti realizzati con suoi disegni da Caimi Brevetti, che li pubblica da ieri sul web ispirandosi nel titolo all'evento triestino.

Al Salone Dorfles è stato festeggiato da molti follower, che apprezzano in lui la curiosità per la cultura e il futuro. Perché è stata proprio la curiosità a caratterizzare tutta l'esistenza di questo eccezionale e inesauribile, a volte imprevedibile, intellettuale-artista: "bambino buono ma determinato", come gli scriveva negli anni '30 la madre Emilia Treves, signora dell'alta borghesia genovese che in Lombardia, da amici comuni, aveva conosciuto il futuro marito, Carlo, di antica famiglia goriziana di origine tedesca, tant'è che il cognome un tempo era Dörfles. Da sposati, poichè lui era ingegnere navale, erano venuti a vivere a Trieste, dov'erano nati Angelo (detto Gillo) e, dopo tre anni, Giorgio. Poi lei nel '14, causa la guerra, lasciò Trieste con i figli fino al 1919.

È allora che inizia l'educazione triestina di Gillo, che al Liceo Dante nei momenti di noia inizia a disegnare i primi ghirigori sui libri. A casa si parla correntemente il francese e si legge anche in tedesco e inglese. E, nel brillante ambiente culturale della Trieste dell'epoca, ha modo di frequentare personaggi come Saba, Svevo, la Fini, Nathan, Castelli, Bazlen. Da quest'ultimo apprende la grande letteratura dell'Est europeo, allora non molto nota in Italia, leggendola in lingua originale. E affronta Freud, quando qui ancora non era di moda: in tedesco, ritenendo la conoscenza delle lingue un grande atout per penetrare la cultura dei paesi stranieri, dove terrà tenere conferenze nell'idioma locale.

S'iscrive quindi a medicina a Milano, dove studia pittura dall'amico Leonardo Borgese, e poi a Roma, dove frequenta l'ambiente artistico culturale e i tè della baronessa de Renzis, al vertice del circolo steineriano della capitale, corrente di pensiero che Gillo già apprezza, essendo la madre iscritta alla Società Antroposofica.

Steiner rimarrà per altro nel tempo un personaggio molto importante nella filosofia di vita dell'intellettuale-artista. Ed è proprio dopo aver seguito nel '34 una conferenza di ambito steineriano a Dornach in Svizzera, che inizia ufficialmente la sua pittura, introspettiva e liberatoria dell'inconscio. Che poi si alzerà verso una personale percezione e interpretazione del concetto di avanguardia, condivisa con Munari e altri nella fondazione nel '48 del Movimento Arte Concreta, teso a un'arte scevra dalla consuetudine italiana del figurativismo: posizione estetica internazionale raggiunta da Gillo anche grazie al rapporto con la Konkrete Kunst zurighese di Max Bill e altri artisti svizzeri.

La pittura, la scultura, il design (Dorfles è anche autore di raffinati gioielli, ceramiche e tessuti, da cui Illy ha tratto l'ultima collezione di tazzine), esposti al PAC, Palazzo Reale, Triennale di Milano e al MACRO di Roma, si sono sempre svolti in parallelo all'attività di esegeta dell'arte, della moda, degli stili, dei costumi, dell'Estetica, insegnata quest'ultima negli atenei di Trieste, Cagliari e Milano.Tesu cui ha scritto oltre 2.500 pubblicazioni e libri, molti più volte rieditati.

Attività intensissima, esperita con metodo, senza mai sgomitare tant'è che la madre negli anni '30 scrive a Gillo, studente a Milano "Potresti fare molto se non fossi così indifferente e poco ambizioso. Perché non cerchi di far vedere quello che vali?". E ancora "Quando imparerai ad accontentarti e a prendere il poco senza aspettare il meglio, che delle volte non viene? Così ti rendi la vita difficile e complicata". Particolarmente illuminante è poi il passaggio che riguarda l'abbigliamento del figlio: "Che razza di colore ha la tua giacca che tutti si voltano a guardarla, che gusto voler essere eccentrico e dare nell'occhio, quando è così bello passare inosservato!". Punto di vista forse un po' conservatore, considerata la sobria originalità degli accostamenti delle mise dell'aristocratico Dorfles.

Apparentemente singolare, ma in realtà logica, appare nella sua formazione la laurea in medicina con specializzazione in psichiatria, l'unica cui era interessato. In realtà il fil rouge dell'introspezione, del significato dell'inconscio, dell'esoterismo collega molti aspetti dei suoi poliedrici interessi, dalla pittura all'approfondimento critico ed estetico, al suo quotidiano. Con una precisazione «Gli artisti - afferma Dorfles, che aveva fatto pratica negli ospedali psichiatrici di Genova, Milano e Volterra - hanno un collegamento con l'anomalia psichica, sviluppano spesso fantasie paranoidi. Anche grandi come Dürer, van Dyck a van Gogh hanno avuto dei nuclei deliranti che sono stati fondamentali per la loro creazione artistica. Alle volte può darsi che il successo dipenda da queste anomalie».

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