Dei, miti e riti: così Mircea Eliade ci fa da guida tra cure e guarigioni

Elisabetta de Dominis

Un dizionario non è per sempre: come sappiamo, deve essere periodicamente aggiornato. La casa editrice Jaca Book da un anno sta dando alle stampe l’opera poderosa sulla storia delle religioni di Mircea Eliade. Finora sono usciti 12 dizionari. Se vogliamo trovare risposte sull’origine della religione e della nostra vita sociale, questi volumi sono di facile consultazione e offrono una spiegazione sincretica, che collega divinità, miti e riti del mondo attraverso i principi fondanti di ogni credo. In questo periodo pandemico in cui c’è ancora chi presta fede al concetto primordiale che un dio ci stia punendo, il che scarica la responsabilità sul soprannaturale, abbiamo consultato il Dizionario degli dei (pagg. 585, euro 40), il Dizionario dei miti (pagg. 428, euro 40) e il Dizionario dei riti (pagg. 540, euro 50), per renderci conto da dove originano le ataviche credenze comuni su malattia e guarigione. Per gli antichi Greci e i Latini, Asclepio era stato un guaritore di tale fama da esser chiamato heros iatros, eroe medico. Alla sua morte venne annoverato tra gli dei e gli fu riconosciuto un culto di Stato. Furono aperti santuari in ogni città della Grecia dove il malato veniva sottoposto a incubazione. Egli doveva giacere sotto un riparo kline, da cui clinica, e attendere il sogno o la visione che i sacerdoti avrebbero interpretato. In altri casi il dio prescriveva una terapia specifica: bagni freddi, andare a teatro, fare musica. Considerando la psiche inscindibile dal corpo, la cura dava importanza primaria alla purificazione attraverso l’acqua e al beneficio del divertimento. Infatti Hygeia, la salute da cui deriva igiene, era una delle figlie di Asclepio; Iaso personificava la guarigione e Panakeia il rimedio delle erbe. La cura era miracolosa, in quanto la guarigione era sempre operata da un dio. “Io sono il Signore, colui che ti guarisce” avverte il Dio biblico, mentre nella tradizione cristiana è Gesù che fa guarigioni miracolose. Pertanto l’origine della malattia non è biologica ma cosmogonica. Il creatore distrugge le proprie creature per punirle, ma il guaritore religioso, combattendo contro forze soprannaturali, sconfigge la malattia e dona la guarigione quale atto di nuova creazione. Tuttavia anche l’uomo deve fare la sua parte, ottemperando ai riti per soddisfare la divinità: doni, danze, prostituzione sacra, sacrificio del capro espiatorio, castrazione, circoncisione, confessione dei peccati, esorcismi, pellegrinaggi, purificazione. La contaminazione può esser associata a funzioni corporee, alle fasi fisiologiche della vita e ai ranghi sociali, ma può anche essere di natura spirituale. Le norme di purezza impongono una riflessione sullo sporco e sul rapporto tra ordine e disordine, vita e morte, tuttora attuale e necessaria, perché la contaminazione rappresenta il nostro fallimento al conseguimento della perfezione. Prima della malattia, c’è la paura della malattia: furono le religioni a introdurre l’umorismo e la satira, per attirare la gente a sciogliere la diffidenza. La maschera del buffone smaschera il moralista. Il riso unisce gli uomini e ne cancella le diversità. Una risata ci salverà dal coronavirus, anche grazie al rito dei messaggini. —

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