Dettagli di Fragomeni sulla malattia psichica lontano da Hollywood

di ALESSANDRO MEZZENA LONA Ci ha rovinati il cinema. Perché ogni volta che pensiamo a un malato psichico ritornano alla memoria personaggi straordinari. Gli squinternati ribelli geniali di “Qualcuno...

di ALESSANDRO MEZZENA LONA

Ci ha rovinati il cinema. Perché ogni volta che pensiamo a un malato psichico ritornano alla memoria personaggi straordinari. Gli squinternati ribelli geniali di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”. Oppure lo strepitoso matematico John Nash di “A beautiful mind”. O, ancora, le talentuose protagoniste du “Ragazze interrotte”. Senza dimenticare il Dustin Hoffman “picchiatello” di “Rain man”, che chiunque di noi adotterebbe come fratello.

In realtà, il malato psichico è ben altro. E deve vedersela con problemi, difficoltà, imprevisti, lunghissimi giorni bui, che con le luci della ribalta di Hollywood hanno davvero poco in comune. Come spiega in maniera lucida, intelligente e coinvolgente Alberto Fragomeni nel suo libro ”Dettagli inutili”, pubblicato dalle Edizioni alphabeta Verlag nella Collana 180, con la prefazione di Massimo Cirri.

Dopo il debutto a Bookcity di Milano, “Dettagli inutili” sarà presentato anche all’Antico Caffè San Marco di Trieste, lunedì alle 18. A dialogare con l’autore saranno Roberto Mezzina, direttore del Dipartimento di Salute mentale di Trieste; la saggista Silva Bon; Renzo Crivelli, professore di Letteratura inglese del Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Trieste. Le parole saranno accompagnate dalle letture di Claudio Misculin dell’Accademia della Follia. La serata è organizzata da Articolo 32 Gruppo di protagonismo con Leggere per vivere. Al mattino, Fragomeni incontrerà gli studenti nell’aula magna del Liceo Dante.

Nato a Bergamo, 36 anni, per quattro anni studente di Cinema dell’Università Cattolica di Brescia, Fragomeni racconta senza imbarazzo che a un certo punto «sono impazzito». Da lì, è iniziata prima la frequentazione di un centro diurno per quattro anni. Poi il trasferimento in uno degli appartamenti “protetti”, dove risiede da otto anni. Un percorso lungo, accidentato, doloroso e al tempo stesso pieno di spunti di riflessione. Tanto da spingerlo a scrivere un libro. Non un romanzo, nemmeno un diario. Ma una sorta di lungo piano sequenza dove, come nei film, entrano i momenti salienti della vita di “un matto”. Dalla scoperta dei propri problemi all’esplorazione delle strutture psichiatriche. Dall’incontro con altri malati alla relazione non sempre facile con i medici. Dal sogno di poter un giorno lavorare, andare in pensione, all’illusione di costruire una storia d’amore.

Fragomeni mette subito in chiaro un punto: i malati psichici non hanno i super poteri, come raccontano certi film. «Non siamo più sensibili, non siamo più intelligenti, non siamo più creativi». Anzi, è bene aver presente che «siamo stupidi, ignoranti, fissati, presuntuosi, maleducati, rancorosi, cattivi». Come tutti gli esseri viventi, né più né meno. C’è solo una differenza: che chi sta male deve affrontare l’ansia, l’angoscia. Deve tenere a bada le voci, la rabbia. E deve rassegnarsi alla diffidenza degli altri, a una sorta di inevitabile limbo.

Per un ragazzo che ama il cinema di Terence Malick, che non ha paura ad affrontare un testo complesso come “Essere e tempo” di Martin Heidegger, che sa scrivere un libro come “Dettagli inutili” meglio di tanti scrittorelli da classifica, non dev’essere facile ammettere che «la mia esistenza non ha nulla di speciale, nulla che meriti di essere raccontato». Eppure, Fragomeni affronta il calvario della malattia con la serietà di un narratore bravo. E l’ironia di chi non vuole sentirsi un fenomeno da baraccone.

alemezlo

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