«Donne contro il misogino Trump»
A CormonsLibri la giornalista Tiziana Ferrario

Per Cormònslibri è la tre giorni conclusiva. Oggi, alle 16.30, in Sala Italia ci sarà il “Conciorto” di Biagio Bagini e Gian Luigi Carlone della Banda Osiris, con la sua lectio vegetabilis. Quindi, alle 17.45, il giornalista Domenico Pecile converserà con la collega
Tiziana Ferrario
, a lungo corrispondente Rai da New York, attualmente in forza al Tg1, sul tema “Il coraggio delle donne” in riferimento all’ultimo libro della Ferrario
“Orgoglio e pregiudizi
.
Il risveglio delle donne ai tempi di Trump” (edizioni Chiarelettere)
. Alle 18.45 verrà proposta un’analisi sulle fake news da parte delle giornaliste Gabriela Jacomella e Giovanna Casadio, e, a concludere il programma odierno, il concerto del Farra Chitarrensemble.
Per domani, invece, dalle 16.30, sono in cartellone l’incontro con l’autrice di origini albanesi Anilda Ibrahimi e, alle 17.30 una chiacchierata sul mondo della satira con Sergio Staino (e l’appuntamento fa parte degli Incontri del Piccolo). Quindi, ci sarà un recital della pianista Elena Mariani e una lettura-concerto con Massimo Bubola, presentata da Rocco Burtone.
Domenica faranno tappa a Cormons Ersilia Menesini, Marta Daneluzzi, Francesca Melandri e, per omaggiare Rossini, Mariko Masuda ed Enrico Tiepolo. Alle 19.15 l’attore Sebastiano Somma leggerà “Dal principe di Salina al principe della risata” con la partecipazione di Fabiano Fantini e le musiche di Giusy Tonet al violino e Arno Barzan al pianoforte.
Signora Ferrario, qual è il coraggio delle donne che racconta nel suo libro?
«Nel libro ho innanzitutto voluto giocare con il titolo, meraviglioso, di un libro di Jane Austen. Ma al di là del gioco c’è molta sostanza: ho voluto raccontare l’orgoglio di essere donna e i pregiudizi che accompagnano la vita delle donne. Non mi sono mai occupata di questioni femminili e femministe, ma quand’ero in America come corrispondente ho visto una grande reazione tra le donne al linguaggio sessista e misogino che Trump, spesso, ha usato durante la campagna elettorale. Molte donne, insomma, hanno pensato che alcuni loro diritti rischiavano di venir messi in discussione. E ciò ha portato alla marcia di Washington del gennaio 2017, il giorno dopo l’insediamento del presidente americano, che ha raccolto un milione di donne che avevano voglia di dire la loro: una cosa mai vista. Inoltre, il Time ha deciso di dedicare la sua copertina più significativa del 2017 al movimento “Mee too” delle donne contro le molestie sessuali».
In che modo ha voluto raccontare cosa stava succedendo in America?
«Da cronista, mettendolo a confronto con quanto accade nel nostro paese dove tutto questo fermento non c’è. Ma ho voluto dare al mio lavoro anche un taglio economico, perché, a detta degli economisti, la vera novità che emerge, è che la parità conviene alla crescita economica del paese».
Nel libro trova posto anche lo scandalo delle molestie sessuali?
«In qualche modo, l’ho anticipato. Da noi è arrivato lo scandalo di Hollywood, ma in realtà, prima di quello, c’è stata una serie di scandali in cui le donne hanno denunciato i molestatori. Nel mio libro si racconta anche quanto sia forte l’attenzione su questo tema, conseguenza di come molte donne abbiano appunto alzato la voce. Ho voluto testimoniare tutta questa aria di cambiamento».
Non trova che, in certi casi, si sia atteso troppo per denunciare le molestie?
«Quando ti vengono inferte certe ferite rimangono dentro di te. E va certo sottolineato il grande lavoro d’inchiesta fatto dai giornalisti: le denunce sono state rese possibili da un lavoro d’inchiesta a protezione, a garanzia delle donne. Il messaggio che vien fuori dal mio libro è che assieme, e non divise, le donne hanno cercato di raggiungere degli obiettivi e ce l’hanno fatta. In ciò, i giornalisti le hanno sostenute».
Quanto ha influito il suo essere donna nei problemi che ha avuto con l’ex direttore Tg1 Minzolini?
«Forse con un uomo si sarebbe comportato in modo diverso. Sicuramente, c’è sempre una componente anche di misoginia ma direi che quella, nel complesso, è stata una storia diversa, una storia di non condivisione con la linea editoriale perché il nostro è un telegiornale di servizio pubblico che deve rispettare i criteri di pluralismo e completezza dell’informazione che alle testate del servizio pubblico viene richiesto e che lui non rispettava».
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