Trieste, giovedì 19 giugno i “Pomeriggi musicali di Milano” approdano al parco di Miramare

Patrizia Ferialdi

Per il gran finale di “Estate in Musica 2025” promossa dalla Società dei Concerti di Trieste arriva l’Orchestra “I Pomeriggi Musicali di Milano” che celebra a Trieste l’ottantesimo anniversario dalla fondazione. La compagine milanese, diretta dal Maestro Alessandro Cadario con la partecipazione del pianista Davide Cabassi, si esibirà giovedì 19 giugno (e non stasera, contrariamente a quanto riportato nell’edizione cartacea) alle 20.45 nella splendida cornice del piazzale antistante il Castello di Miramare, in programma il ‘Concerto per pianoforte e orchestra n.5 in mi bemolle maggiore op.73 Imperatore’ di Beethoven e la ‘Sinfonia n.4 in la maggiore op.90 Italiana’ di Mendelssohn. «Anche se, come sappiamo, il titolo Imperatore abbinato al quinto concerto non sia da attribuirsi a Beethoven, certamente c’è una dedica documentata a Rodolfo Giovanni d’Asburgo. Questa singolare concomitanza di luoghi che vide Massimiliano d’Asburgo incontrare la delegazione di nobili messicani proprio qui al Castello di Miramare – dice Alessandro Cadario – crea senza dubbio un richiamo suggestivo».

La scelta di eseguire poi l’Italiana di Mendelssohn è casuale o risponde a un particolare disegno musicale?

«Il protoromanticismo che sprigiona il periodo eroico di Beethoven ben si lega alle geniali intuizioni di un giovane Mendelssohn, che scrive memorie musicali durante il suo viaggio in Italia. Inoltre per i festeggiamenti degli ottant’anni dei Pomeriggi Musicali non potevamo non includere uno dei pezzi forti del nostro repertorio».

Alla luce della sua particolare sensibilità Maestro, come riassumerebbe questi due capolavori?

«Il quinto concerto racchiude le più salienti caratteristiche dello stile beethoveniano: nel primo tempo è da ammirare la grande architettura di un’imponente forma-sonata ricca di spunti tematici sempre elaborati attraverso una grande inventiva formale. Mentre il secondo tempo è la sintesi della solenne dolcezza che solo lui riesce a evocare in questi termini e il terzo tempo richiama quel gusto ritmico che troviamo anche nella sua settima sinfonia. Riguardo alla composizione di Mendelssohn, vista da qualcuno come semplice caricatura dell’italianità, trovo che incarni un viaggio nei luoghi dell’anima. Il primo tempo rappresenta il tipico entusiasmo italiano, un motore incontenibile che muove da dentro e spinge a inventare sempre, poi c’è il senso di spiritualità popolare evocato dal secondo movimento, l’elegante eloquenza del terzo movimento e infine la danza virtuosistica».

Come direttore ospite principale a quale progetto sta lavorando in questo momento?

«Il progetto cardine dei Pomeriggi Musicali prosegue coerente nel solco tracciato 80 anni fa, ovvero accostare la musica contemporanea e del Novecento ai grandi capolavori del classicismo, con particolare attenzione alla prassi esecutiva. I Pomeriggi restano un’orchestra moderna ma versatile, con una grande sensibilità alle finezze stilistiche che caratterizzano i diversi repertori. In questo senso sono molto orgoglioso dell’importante percorso che abbiamo fatto insieme in questi anni. Oggi i Pomeriggi sono senza dubbio un’importante orchestra nel panorama nazionale con un organico giovane, attento e pronto alle sfide che richiede una vera orchestra da camera. In futuro vorrei concentrarmi di più su Haydn, spesso grande assente nelle programmazioni italiane». —

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