Donne del cinema sloveno tutte mamme ed eroine

TRIESTE. C'era la donna coraggiosa dei film partigiani, la traditrice, la sposa felice. Ma c'era soprattutto la madre pronta a tutto per i figli: sono i cliché e le figure chiave della donna nel...

TRIESTE. C'era la donna coraggiosa dei film partigiani, la traditrice, la sposa felice. Ma c'era soprattutto la madre pronta a tutto per i figli: sono i cliché e le figure chiave della donna nel cinema sloveno individuate con ironia dalla regista Urša Menart nel documentario "Kaj pa Mojca?", evento speciale di ieri al Trieste Film Festival. L'autrice, che ha studiato regia a Lubiana, ha analizzato decine di film sloveni di tutte le epoche: «A scuola, con gli amici, scherzavamo sul fatto che nel tipico film sloveno c'è sempre una donna che guarda l'orizzonte e dice: "Sono così felice". Da lì ho cominciato a notare altri cliché divertenti», racconta Menart. «I registi sloveni che facevano film negli anni '60 e '70, i nostri classici, erano tutti uomini e avevano una visione, influenzata anche dalla Nouvelle Vague, in cui la donna era sempre un simbolo. Nei film successivi alla Seconda Guerra Mondiale c'è sempre una donna incinta e coraggiosa: la figura della madre che soffre è tipica anche della letteratura slovena, della mitologia cristiana, ma anche dell'iconografia socialista: l'uomo è un lavoratore, la donna lavoratrice e madre». Fra le attrici che vediamo nel film ci sono le star Milena Dravi„, che era serba ma ha recitato in molti film sloveni, Milena Zupan›i›, «un'icona nei film della vecchia Jugoslavia, in personaggi di ragazza bella e un po' stupida che viene dalla campagna, ma anche di donne interessanti». E Spela Rozin, che negli anni '60 ha avviato una carriera italiana (era in "Ercole l'invincibile" di Alvaro Mancori, o "Joko invoca Dio… e muori" di Antonio Margheriti). Ma cos'è cambiato nella rappresentazione della donna dopo la dissoluzione della Jugoslavia? «Non c'è una differenza netta - dice Menart - ma ho notato che nei vecchi film i figli erano tutti maschi. Anche se c'era una donna incinta, diceva che avrebbe avuto un figlio, mai una figlia. In Slovenia ci sono ancora poche registe donne, ma comunque dopo il 2000 c'è più attenzione alla parità, e adesso sullo schermo nascono più bambine».

Elisa Grando

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