Doretta Davanzo Poli la vestale dei tessuti
È “Veneziana dell’anno” la storica e docente

Una vita intera dedicata allo studio paziente, meticoloso, appassionato della storia del costume, delle moda, del tessuto e del merletto veneziano in tutte le sue declinazioni: è il ritratto di Doretta Davanzo Poli, tra le più conosciute docenti e storiche delle arti tessili e dell’abbigliamento. Proprio per l’alto valore storico e sociale della sua attività scientifica il Comitato del Premio "Veneziano dell'Anno" promosso dall’Associazione Settemari – giunto alla 39° edizione - ha deciso di assegnarle all’unanimità il riconoscimento nel corso di una cerimonia che si svolgerà domenica prossima nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice di Venezia.
Storica e docente universitaria, già conservatrice del Museo del Merletto di Burano con al suo attivo oltre 70 mostre in tutto il mondo e 250 pubblicazioni, Doretta Davanzo Poli, veneziana doc, ha a lungo collaborato con le principali istituzioni culturali del Friuli Venezia Giulia ricoprendo per prima la cattedra di Storia dell’abbigliamento all’Università di Udine, promuovendo numerosissime mostre, convegni e pubblicazioni tra Trieste, Udine e Gorizia e collaborando anche con la Scuola del Merletto, oggi Fondazione.
«Mi ha fatto molto piacere questo riconoscimento – spiega - perché è un premio che viene dalla città viva. Le Arti applicate tessili che ho studiato per una vita sono l’ultimissima delle arti minori. In passato gli storici dell’arte quasi mi venivano a chiedere di nascosto pareri su una veste, un merletto, un accessorio d’abbigliamento per la datazione di quadro, oggi per fortuna c’è una nuova e più forte sensibilità e attenzione verso i temi della storia del costume e della moda, che devono essere però sempre accompagnate da un assoluto rigore scientifico».
In qualità di specialista dei tessili la Davanzo ha partecipato a importanti ricognizioni storiche, tra cui quelle sulle sepolture di Sant’Antonio da Padova, di San Luca Evangelista, del Petrarca, di San Secondo e del Gattamelata.
«In Occidente – spiega - il Rinascimento è stato portatore di cambiamenti sconvolgenti dal punto di vista sociale, anche per la libertà enorme nell’abbigliamento. Venezia ha saputo cogliere appieno questo spirito di libertà, non caso è l'unica nazione a non seguire la moda dei francesi o degli spagnoli. Anzi crea una moda tutta sua, comprendendo che seguire un'altra nazione nei costumi vuol dire ammettere la propria subalternità. Nel ‘500, proprio nel momento in cui il papato proibisce le “gorgiere” spagnole, la donna veneziana è l'unica che veste coi tacchi altissimi, con i seni in evidenza e con i corni di riccioli in testa».
Esperta di moda storica e contemporanea, Doretta Davanzo, che ha schedato migliaia di esemplari tessili, da quelli copti agli sciamiti siriani, dai velluti veneziani ai ricami ebraici, dai vestiti della Duse ai modelli di Worth fino a quelli dell’alta moda italiana, si compiace per l’arrivo a Villa Manin di Passariano dell’archivio Capucci: «Con i suoi abiti scultura, i disegni preparatori, i frammenti di tessile questa collezione ha un enorme valore».
Specialista dei tessuti Doretta Davanzo li considera come “organismi” che debbono essere conservati nei musei come in una sorta di “limbo” attuando tutte le precauzioni possibili. «Si sono conservati – racconta - in alcune tombe in Cina tessuti risalenti al 3000 a.C. Se c’è umidità i tessuti deperiscono, ma al contempo se sono immersi nell'acqua si possono anche conservare per secoli, come è accaduto di fronte a Zara vecchia dove sono stati ritrovati decine di damaschi veneziani all’interno di una galea affondata proprio in quella zona». Il vestito più bello di tutti i tempi? Per Doretta Davanzo Poli non ci sono dubbi: quello indossato da una dama in rosso dipinta da Gentile Bellini nella Processione in Piazza San Marco. «Ritratta di spalle con i capelli raccolti e un vestito ampio e sontuoso di velluto rosso sembra - spiega - quasi una nave veneziana, una galea. Sicuramente è una cortigiana, una donna colta e istruita, capace di conversare, ammirata e corteggiata come Veronica Franco, che con fierezza incede sola a testa alta verso la chiesa di San Marco. C’è tutta la civiltà veneziana in questo ritratto di donna in rosso».
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