È Biedermeier? Vienna dice sì

di FLAVIA FORADINI
Il titolo - "Ist das Biedermeier?" È Biedermeier? - è certamente provocatorio. Tuttavia la nuova mostra del Belvedere di Vienna, aperta fino al 12 febbraio, pone un interrogativo tutt'altro che illegittimo: non sul periodo storico susseguente al Congresso di Vienna del 1815 e al ritorno dell'assolutismo in molti stati europei, un'epoca che all'inizio del 900 venne definita con tono tra l'ironico e dispregiativo "Bieder", piccoloborghese, proprio per quella sua caratteristica preponderante di chiusura della popolazione in dimensioni modeste, domestiche, insospettabilmente consone alle pressioni di una censura ferrea e di onnipresenti occhi dello stato. Pressioni che crearono, appunto, schiere di "Herr Bidermeier": sudditi ripiegati su se stessi e piegati dal potere. La domanda che la curatrice Sabine Grabner lancia, non mira ad approfondire ulteriormente quel contesto storico e le sue implicazioni sociali, bensì riguarda lo specifico settore della produzione artistica di quello stesso primo Ottocento, oggi definita anch'essa tout court Biedermeier, ancorché senza alcuna sfumatura di dileggio, anzi: nelle aste e nelle gallerie d'arte, il Biedermeier ha nel frattempo raggiunto quotazioni stellari, sia che si tratti di pittura, di mobili, di tappezzerie o tappeti. La qual cosa non stupisce: un attento realismo creò ritratti e paesaggi che invitano l'osservatore a soffermarsi con lo sguardo su volti o scorci e ad immergersi nei campi lunghi della natura o in dettagliati interni di case borghesi o contadine. E i mobili di quel periodo parlano di una raffinata intelligenza nel rapporto fra disegno e funzione, e di scelte anche ardite di materiali e colori. La mostra al Belvedere Inferiore indaga proprio pittura e arredi, e lo fa allargando per la prima volta lo sguardo oltre i confini dell'Austria, internazionalmente considerata culla e principale luogo di ideazione e produzione dell'arte del periodo Biedermeier: «Per poter operare dei confronti, abbiamo scelto di esporre solo artisti nati in Europa tra il 1790 e il 1820 - spiega la curatrice Grabner -. Circa metà delle opere proviene dalle collezioni del Belvedere. Per l'altra metà, abbiamo molti prestiti da collezioni private, con numerose opere mai esposte prima, provenienti da Praga, Brno, Lubiana, Budapest, e dall'Italia settentrionale».
L'interesse di questa nuova indagine risiede proprio nella sovranazionalità che ha informato la selezione di opere e che ha dato grande spazio anche alla produzione norditaliana della prima metà del diciannovesimo secolo. Mentre per l'Austria sono naturalmente molte le tele di Waldmüller, Amerling, Eybl, Rudolf von Alt, dal versante a sud delle Alpi vi sono opere di punta, come quelle dell'incontrastato romantico Francesco Hayez, fra cui l'importante "Meditazione" sullo stato dell'Italia nel 1848, proveniente dalla Civica Galleria d'Arte Modena di Verona. Ma ecco anche il goriziano Giuseppe Tominz, presentato con tre diversi ritratti, fra cui quello di Giovanni Milost (ca. 1830) dalla Galleria Nazionale d'Arte Antica di Trieste, o quello di Drago Popovich del 1832-1835, in prestito dal Civico Museo Revoltella. Ed ecco l'udinese Odorico Politi, con la raffigurazione della sua modella (1837/38, dai Civici Musei e Gallerie di Storia e Arte di Udine). Da Pordenone la mostra presenta Michelangelo Grigoletti, con un ritratto dei genitori datato 1829, mentre di Natale Schiavone, da Chioggia, è esposto il delicato volto di una fanciulla che incarna la malinconia nell'anno 1841 (dalle collezioni del Belvedere). Splendido è poi il ritratto di Vespasiano Muzzarelli (1846) firmato da Pompeo Marino Molmenti, originario di Motta di Livenza, inserito in un dettagliato interno borghese (dai Musei Civici di Bassano del Grappa).
La domanda posta dal titolo della mostra si sustanzia così nel confronto fra opere definite dalla Storia dell'Arte come Bidermeier - le austriache - e altre strettamente imparentate per temi, approcci, modalità compositive, cromatismi, stili, ma che vengono universalmente catalogate come derivazioni del Realismo o Naturalismo o Romanticismo. Ottimo anche il catalogo della mostra, che propone inediti approfondimenti storico-artistici, come sottolinea la direttrice del museo, Agnes Husslein-Arco: «Nuova in particolare è la ricerca condotta sull'arte attorno al 1850, alla fine dunque del periodo Biedermeier, con confronti fra l'arte austriaca e quella di altri Paesi della monarchia, ma anche di stati come la Francia, l'Inghilterra, la Germania, o il Nord Europa». La mostra sarà visitabile solo a Vienna.
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