È l’eterna giovinezza secondo Sorrentino tra Maradona e Hitler

Accolto a Cannes fra applausi e fischi, il film del regista Premio Oscar esteticamente è puro godimento
Di Cristina Borsatti

La musica, anche qui, come ne "La Grande Bellezza", come in tutto il cinema di Paolo Sorrentino, apre, sbalordisce, chiude il cerchio. Non si balla in discoteca su ritmi scatenati, in principio, qui una donna canta, la camera le gira attorno come a una giostra, prima di allargarsi e di mostrare la magnificenza visiva di "Youth - La giovinezza".

Accolto a Cannes tra fischi e applausi, il primo film post Oscar del regista napoletano sarà capace di dividere come quello che gli ha regalato l'ambita statuetta, ma anche di consacrarlo. Il dado è tratto, la strada tracciata, dopo aver dimostrato di saper costruire narrazioni forti, Sorrentino abbandona la più rassicurante tra le strutture narrative, per abbracciare la mancanza di causa-effetto e un esistenzialismo rischioso e magistrale.

Prima, per ora, la trama. In un lussuoso hotel sulle Alpi svizzere, un compositore di musica classica (un magnifico Michael Caine) e un regista dalla grande carriera (uno strepitoso Harvey Keitel) risiedono a tempo indeterminato tra terme, passeggiate, onirismo, freak e kitsch. Una residenza che è anche luogo di transito per personaggi illustri. C'è Miss Universo, un attore losangelino (Paul Dano), Armando Maradona (interpretato da un attore-sosia), e poi parenti, amici e chi lavora in quell'enorme struttura…

La forma, per cominciare. Magnifica, affascinante, sensazionale. Esteticamente, questa "grande giovinezza" è godimento puro. Ti invita a non lasciare mai la presa, ad abbandonarsi ad un manierismo spesso fine a se stesso, ad una ridondanza che ti impedisce di staccare lo sguardo dal quadro. Ennesima grandissima prova di regia, anche se Sorrentino da questo punto di vista non aveva certo bisogno di conferme. È un chirurgo dell'immagine, vola dove vuole con la sua macchina da presa, fissa i colori come un pittore. Ed è maestro nella direzione degli attori, giganteschi nelle sue mani, sempre. Quanto ai temi, la giovinezza del titolo guarda al passato e al futuro. Come nella splendida scena del cannocchiale che ha per protagonista Harvey Keitel; guardandoci dentro vede la giovinezza, tutto sembra così vicino che lo puoi toccare, gigantesco e prossimo, possibile. Ma, se lo giri dall'altra parte, e osservi dalla lente opposta, tutto diventa lontanissimo, sbiadito. Quelli sono i ricordi, lontani e destinati a sfaldarsi, tipici della vecchiaia. A diventare più nitide sono le occasioni perdute, il tempo perso con le persone sbagliate e quello non trascorso con le persone "giuste". Non è sovrabbondante solo formalmente "Youth", la moltiplicazione riguarda anche i contenuti. Una complessità tematica che è quella della vita, dove l'emozione, spiega ancora Keitel, non solo non è sopravvalutata ma è l'unica cosa per cui vale la pena vivere. L'amicizia, altro tema portante del film, quella tra Fred e Mik, amici da sessant'anni, quasi la stessa persona, hanno condiviso tutto. L'eterna giovinezza dell'arte, non certo per finire, argomento che regala al film un che di fortemente autobiografico e a cui si dà l'ultima parola: un concerto, che è insieme redenzione, speranza, bellezza.

E poi gli attori, a cui va più di un merito. A partire da Michael Caine, che mette a segno un'interpretazione commovente, misurata, di immenso spessore. Resa ancor più magistrale dalle lunghe passeggiate al fianco di Hervey Keitel, l'altra faccia della medaglia, la sua immagine riflessa in uno specchio capovolto. Intorno a loro, un popolino di freak, personaggi piccoli e grandi, capaci di rubare la scena: da un cinico Paul Dano ad una schietta Jane Fonda, e poi Rachel Weitz, delicata e bellissima. In mezzo a così tanta bravura, un'unica nota dolente. Tutto è talmente perfetto, messo in posa, calcolato, da soffocare l'emozione, quella fatica a farsi strada nella matematica del caso con cui Sorrentino gestisce ogni cosa. Ci vuole tempo per raggiungere la perfezione, ma Paolo Sorrentino è sulla buona strada. Alcune immagini della sua "Giovinezza" sono già storia: un Hitler che fa colazione da solo; un pachidermico Maradona che palleggia con una pallina da tennis; un concerto di mucche. E quello finale, pieno di speranza, perché la giovinezza è dentro ognuno di noi. Sempre.

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