E Walt Disney nel 1930 battezzò il cane di Topolino con il nome Pluto

La notizia della scoperta di Plutone venne data dal "New York Times" in prima pagina il 14 marzo del 1930, quattro settimane dopo che Clyde Tombaugh aveva identificato il pianeta su una lastra fotografica. Il rimbalzo mediatico di quella scoperta nella cultura popolare americana fu grande. Walt Disney decise di chiamare Pluto (cioè Plutone, in inglese) il simpatico cagnone che proprio in quell'anno esordiva a fianco di Topolino nei suoi fumetti e nei cartoni animati. E verrà battezzata Pluto un'acqua minerale dai conclamati effetti miracolosi contro la costipazione intestinale.
Di quel remotissimo e misterioso oggetto planetario si impossessarono subito anche gli scrittori di fantascienza, immaginando che potesse ospitare esseri evoluti per una bizzarra convinzione parascientifica dell'epoca secondo la quale i pianeti più distanti dal Sole sarebbero stati popolati prima di quelli interni. Sulle riviste popolari di fantascienza degli anni Trenta e Quaranta (Astounding, Amazing Stories, Weird Tales, Wonder Stories…) apparvero così racconti e romanzi ambientati su Plutone o che comunque chiamavano in causa Plutone. Li firmavano autori poi entrati nella hall of fame della narrativa di fantascienza: Jack Williamson, Stanley G. Weinbaum, Clifford D. Simak, Murray Leinster. La moda di Plutone parve poi svanire, soppiantata da quella di Marte. Ma negli anni Sessanta riecco Plutone in racconti e romanzi di Larry Niven e Robert Silverberg. Ed è di non molti anni fa un romanzo del fisico e scrittore Gregory Benford ("The Sunborn", 2005) in cui si narra della prima spedizione su Plutone e della inattesa scoperta di creature intelligenti - a dispetto della sottile atmosfera congelata carica di metano e monossido di carbonio. Per non parlare della presenza di Plutone nei manga e negli anime giapponesi.
L'aneddoto più curioso riguarda tuttavia il sedicenne Howard P. Lovecraft, futuro creatore di cosmogonie fantastiche e orrorifiche, che si vide pubblicata sul mensile "Scientific American" una sua "lettera al direttore" in cui ipotizzava - sulla base di calcoli matematici - l'esistenza di corpi celesti al di là dell'orbita di Nettuno. Era il 1906. All'annuncio della scoperta di Plutone mancavano ancora ventiquattro anni.
(f.pag)
Riproduzione riservata © Il Piccolo