Ecco i volti degli antenati dalle mummie di Trieste ai Longobardi di Romans

la recensione
Il volto è la matrice più forte del sentimento d’identità, l’essenza dell’uomo. Tramite la ricostruzione dei volti del passato i nostri antenati possono “sopravvivere per sempre, sfuggendo pure alla dimora di Ade”. Sono le parole dello scrittore Plinio il Vecchio, impegnato in un dialogo mai avvenuto con il cavaliere Gaio Valerio Vesto, che introducono la mostra “Volti dalla storia”, inaugurata ieri al museo d’Antichità Winckelmann. Un’esposizione immateriale, curata da Fabio Cavalli e da Marialuisa Cecere, che restituisce un volto “fisico” a una serie di personaggi del nostro passato, a partire da tre mummie della collezione museale, passando per alcuni bassorilievi e resti scheletrici. L’operazione, possibile grazie ad alcune tra le più recenti tecnologie diagnostiche e fotogrammetriche 3D, propone un percorso in sette sezioni su un itinerario che si snoda da Aquileia all’Asia Minore, passando per il Danubio e il Delta del Nilo. Temporalmente si spazia dalla preistoria al tardo Medioevo, non soltanto illustrando al visitatore, tramite installazioni tridimensionali (stampa 3D, videomapping, olographic fan), le fattezze di questi nostri lontani antenati, ma donando loro anche una voce, così che siano loro stessi a raccontare la storia personale e quella del loro popolo, senza dimenticare la contestualizzazione geografica e storica della singola vicenda umana. La mostra è concepita come un evento didattico-divulgativo che mette assieme scienza, archeologia, bioarcheologia e storia, un percorso scandito da volti che direttamente o indirettamente raccontano al visitatore storie individuali e collettive. Una forma di fruizione per giovani e giovanissimi, ma pronta ad appassionare un pubblico d’ogni età, anche grazie alla sua scalabilità, che consente, grazie a un catalogo “virtuale” consegnato all’ingresso del museo e accessibile dal proprio smartphone tramite QR code, di scegliere autonomamente il grado d’approfondimento desiderato. «Era il 30 ottobre 2004 il giorno in cui iniziammo, con il radiologo Fabio Cavalli, a effettuare su alcune mummie qui custodite delle Tac, traendone risultati molto interessanti e realizzando la prima ricostruzione dei volti», racconta Mariza Vidulli Torlo, conservatrice del Museo Winckelmann. «La data d’inaugurazione non è casuale: si avvicina il giorno dei morti e non c’è modo migliore di questo per rendere omaggio ai nostri antenati». Per l’occasione il museo ha anche selezionato dai suoi ricchi monetieri venti monete raffiguranti gli imperatori romani: un sistema valido allora come oggi per celebrare, attraverso la riproduzione dei volti, la grandezza di un sovrano e per promuoverne l’immagine tra il popolo. Le tappe del percorso espositivo di questa “mostra immateriale”, che non presenta manufatti ma ricostruzioni in forma analogica e virtuale, sono distribuite all’interno del museo. La prima, “Faces”, è dedicata alla comprensione dei presupposti teorici e tecnici su cui si basa l’operazione: la ricostruzione facciale infatti è stata realizzata con l’applicazione di tecniche forensi. Quindi tocca alla contestualizzazione di Plinio il Vecchio, il cui volto invece è puro frutto dell’immaginazione, che evidenzia le ragioni della mostra. Poi l’esplorazione a tappe spazia dalla storia delle sacerdotesse di Vucedol, terza sezione che ci trasporta sulle rive del Danubio nella tarda età del rame, alla quarta tappa dedicata ai “volti dell’Impero”, che da Aquileia, grande porto cosmopolita del Caput Adriae, si allarga alle genti di tutto il Mediterraneo orientale. La quinta sezione racconta la storia di Iuliopoli, un’antichissima città anatolica portata alla luce solo di recente. Le ultime due sezioni sono riservate a storie e luoghi più vicini a noi: la necropoli di Romans D’Isonzo e la storia dell’invasione longobarda, e infine la vicenda della contessa Sofia di Prata, la cui tomba è stata ritrovata casualmente scavando all’interno del Monastero di Moslavacka Gora, in Croazia. L’esposizione resterà aperta fino al 9 gennaio da martedì a domenica dalle 10 alle 17, con ingresso libero. —
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