Ecco il Caravaggio nascosto

A Palazzo Reale di Milano venti opere svelano i segreti della sua pittura rivoluzionaria
Riabilitato, per alcuni addirittura scoperto, da Roberto Longhi, Michelangelo Merisi detto il Caravaggio ricomparve sulla scena internazionale nel 1951, con la grande mostra di Palazzo Reale, a Milano. Ritorna adesso per la terza volta in sessantasette anni (la seconda fu nel 2005, a inaugurare Palazzo Reale ristrutturato dopo la devastazione bellica) e ritorna in una forma totalmente nuova. La mostra attuale, che non per niente ha titolo “Dentro Caravaggio”, curata da Rossella Vodret, coprodotta da MondoMostra Skira, è composta da venti opere di cui alcune tra le sue più celebri, riunite tutte insieme per la prima volta. E per la prima volta una mostra spiega i come, quando, perché. I ripensamenti, gli errori, le scelte, i rifacimenti, gli aggiustamenti, le risoluzioni della pittura del Caravaggio la quale, come si sa, fu nuova e rivoluzionaria, tanto da essere oggi riconosciuta quale “l’inizio della pittura moderna”.


La straordinarietà della esposizione si deve all’uso delle tecniche più avanzate di riflettografia e radiografia che penetrano in diversa misura sotto la superficie pittorica, facendo seguire il procedimento creativo di Caravaggio. Per mettere la lettura di tale operazione a portata di tutti, di alcune opere è stato riprodotto tutto il processo pittorico, analizzando ogni strato di ciascun dipinto, indagine virtuale compiuta da un team di ingegneri specializzati nel settore (Keith Christiansen, Larry Keith e Claudio Falcucci).


Dagli strati di pittura sono così emerse alcune costanti inaspettate nelle modalità esecutive del Caravaggio e persino una serie di immagini nascoste, di disegni sovrapposti e poi cancellati, come nel San Giovannino di Palazzo Corsini, dove le analisi hanno permesso di individuare l’aggiunta di un agnello, simbolo iconografico poi eliminato.


Ma più eccitante è l’analisi dello studio del disegno, del colore e della luce. Lo scoprire che Caravaggio spesso non dipinge le figure nella loro interezza, ma solo in parte. Che affronta una tela con fondo scuro, composto da terre di diverso tipo, pigmenti e olio e su questa preparazione scura aggiunge i chiari e i mezzi toni, giocando magistralmente con l’ammasso di bianco di piombo, per fissare i punti di massima luce.


Nella sua breve disperata esistenza, Caravaggio lavorò molto. Nel periodo romano, ragazzo di bottega senza un soldo presso Lorenzo Siciliano, dipingeva due teste di santi al giorno per cinque baiocchi l’una. Finché Prospero Orsi non lo presentò al cardinale Del Monte che lo lanciò nell’ambiente dell’alta, potente aristocrazia della capitale. Questo inizio di carriera è cruciale anche per capire l’evoluzione dell’artista e il catalogo (Skira Edizioni, quasi 400 pagg., euro 35,00) in quattro illuminanti saggi di esperti caravaggisti ne approfondisce il percorso, ricostruendo la cronologia degli spostamenti (Orietta Verti); la geografia dei primi luoghi frequentati dal pittore e i suoi rapporti con artisti e committenti (Francesca Curti); la sequenza delle opere antecedenti il 1597 (Alessandro Zuccari); le tappe cruciali della vita del Caravaggio considerate nell’ampio contesto delle relazioni con i vari personaggi –amici e nemici- con cui venne a contatto (Sybille Ebert-Schifferer).


Ecco dunque un Michelangelo Merisi a tutto tondo, per la prima volta indagato attraverso un inconfutabile studio, quasi una perquisizione, della sua pittura. Tra le opere più note “Il riposo durante la fuga in Egitto” (pervaso da una insolita serenità, dove campeggia in primo piano la figura immateriale dell’angelo); il “Ragazzo morso da un ramarro” (che si dice essere stato dipinto allo specchio, con le fattezze dello stesso Caravaggio, che non poteva permettersi un modello); San Giovanni Battista (raffigurato con una immagine del tutto insolita di un apollineo ragazzo, mentre è solito esser rappresentato con le fattezze di un bambino che gioca con Gesù –vedi La vergine delle rocce di Leonardo- o, più spesso, di un irsuto anacoreta coperto di pellami); la Madonna dei Pellegrini (che molto scandalizzò critica e pubblico dell’epoca, per quelle piante dei piedi dei pellegrini inginocchiati. Piante troppo realisticamente nude e sporche).


La mostra è stata realizzata grazie a Intesa Sanpaolo e a Gruppo Bracco per le nuove indagini diagnostiche. Visitabile fino al 28 gennaio 2018, è aperta lunedì 14.30-22.30, martedì, mercoledì e domenica 9.30-20. Giovedì, venerdì e sabato 9.30-22.30; lunedì (riservato alle scuole) 8.30-14.30. Infoline e prevendite 02-92800375 Prenotazioni visite guidate gruppi e scuole 02-92800375 info@adartem.it www.vivaticket.it


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