Ecco il nuovo libro di Rumiz. Con il mito di Europa il racconto universale di una terra accogliente
Esce giovedì 7 ottobre con l’editore Feltrinelli il nuovo libro dello scrittore triestino Paolo Rumiz
che sarà presentato al Salone del libro di Torino e poi nella settimana di Dedica a Pordenone

TRIESTE “Sbadatamente verso mezzanotte un vespaio di versi ho scoperchiato…” scrive un narratore astronomo che nelle ore notturne, quando si fa silenzio nella sua casa affacciata sull’Adriatico, rievoca il viaggio per mare compiuto solo qualche anno prima, un viaggio che però ha i colori e la voce di un mito antico. Comincia così il nuovo libro di Paolo Rumiz, “Canto per Europa”, appena pubblicato da Feltrinelli (pp. 253, euro 17), con cui sarà protagonista al Festival Dedica che si terrà a Pordenone dal 16 al 23 ottobre. Il romanzo verrà presentato il 15 ottobre, alle 10.30, al Salone del Libro di Torino e a Pordenone, nella Sala Capitol alle 20.45, il 19 ottobre.
È la storia d’Evropa, una donna asiatica che attraversa il mare protetta dagli dei e perseguitata dagli uomini, una migrante che dalla Siria in fiamme trova rifugio su una barca di legno guidata da quattro uomini, vecchi argonauti di sangue misto, ognuno con i propri fantasmi e i propri sogni da tenere a bada. È la storia del mito fondativo di un continente che oggi pare aver dimenticato di essere una terra femminile, verde e rigogliosa, ultimo baluardo prima dell’affaccio sull’oceano, e proprio per questo luogo votato all’accoglienza di tutti i popoli che nel tempo si sono messi in cammino verso occidente.
«Credo sia importante riappropriarci del mito» dice Rumiz rievocando la nascita di questo libro. «Non per creare nuovi eroi, perché spesso gli eroi hanno fatto danni tragici, ma per ripensare il concetto di eroismo non più come quello del soldato che ha la morte come premio, ma come qualcosa di più umano». Cittadino di un confine ventoso che gli ha insegnato il fascino della differenza e il richiamo irresistibile dell’alterità, Rumiz non ha mai smesso di percorrere e raccontare l’Europa: le sue guerre presenti e le ombre di quelle passate, i fari mediterranei che vegliano i naufraghi del mare, i monasteri che nei secoli hanno fatto circolare la cultura salvandola dall’oblio, Sarajevo dove l’Europa politica lasciò bruciare un multiculturalismo aperto e capace di dialogare con l’Islam europeo. Oggi quello che resta è un’Europa fragile, che fatica a rimanere unita e a tenere insieme i principi dell’umanesimo da cui è nata. Con quest’Europa nel cuore Rumiz torna ai versi che aveva adoperato nella “Cotogna di Istanbul” per evocare forze archetipiche e consegnarci un racconto che è insieme monito e preghiera. In questi endecasillabi colloquiali e veloci, dove parole remote si mescolano allo slang straniero, il richiamo all’identità europea arriva con la grazia di un buon vento dal mare. «Sentivo di non riuscire a raccontare certe cose per iscritto, vedevo che il racconto orale aveva un effetto molto più forte, ed è stata questa frustrazione a portarmi ai versi» spiega Rumiz. «È capitato all’improvviso. Mentre camminavo mi sono reso conto che senza una ritmica, senza una metrica figlia del cammino, del respiro, del battito del cuore, non sarei stato capace di rendere quello che provavo. È stata un’enorme fatica ma che alla fine mi ha liberato, facendomi trovare quel ritmo innato in ciascuno di noi che si adatta alla bellezza fonetica della lingua italiana con la stessa naturalezza con cui una nevicata copre tutte le asperità del terreno». “Canto per Europa” ha la naturalezza del respiro, ma l’energia arcana delle storie in cui le vicende presenti incontrano i propri archetipi e si trasfigurano in una narrazione universale. Petros, il capitano della barca Moya, greco immigrato in Gran Bretagna, tiene in sé l’anima del triestino Piero Tassinari che con la sua barca omerica ha navigato in molti mari, compiendo un ultimo viaggio nel Mediterraneo per insegnare ai suoi studenti inglesi il senso dell’Europa, all’indomani della Brexit. Ma al contempo Petros è anche un eroe arcaico, vecchissimo e giovane al tempo stesso, nocchiero di un veliero centenario che prende a bordo clandestini di ogni origine, abile interprete e disegnatore di mappe, capace di accogliere una donna misteriosa come i sogni che lo vengono a trovare di notte, come il destino deciso per lui nel momento in cui ha accolto questa fuggiasca figlia d’Asia per traghettarla nel continente a cui darà il nome.
Petros e i suoi argonauti attraversano un Mediterraneo ostaggio delle grandi navi da turismo, sotto un cielo solcato dagli aerei diretti a bombardare la Siria, attraversano frontiere senza mai dichiararsi alle polizie, navigano anarchici tracciando una linea a zigzag che cuce Oriente e Occidente in un unico mosaico. Viaggiando dalle coste libanesi a quelle turche, alle isole greche e dalmate, Rumiz illumina il paradosso di un’Europa nata sull’isola di Ventotene all’indomani degli orrori della guerra perché quegli orrori non si ripetessero più, e che oggi va a morire in un’altra isola, nei campi profughi di Leros o Lesbo.
“Canto per Europa” allora è qualcosa di più della storia affascinante e avventurosa di un lungo viaggio, è un grido lanciato ai popoli d’Europa perché non smarriscano la propria Storia e il sogno che li ha uniti, perché non si tradiscano i principi di umanità e dialogo che ci hanno reso terra d’accoglienza e d’incontro. Ma questo libro è anche un atto d’amore per l’anima orientale, sempre migrante e straniera, giocosa, femminile e zingaresca, che è il cuore dimenticato della nostra Europa e da quel cuore continua a chiamarci ai nostri doveri, al nostro destino d’apertura e accoglienza.
Riproduzione riservata © Il Piccolo