Elena Radonicich a “ShorTS” «Ho spiato Charlotte Rampling»

TRIESTE. L’International ShorTS Film Festival ci ha sempre visto lungo con la sua “Prospettiva”, la sezione dedicata agli attori emergenti: nelle scorse edizioni sono passati dal festival, appena un passo prima del successo, Alba Rohrwacher, Luca Marinelli, Michele Riondino. Quest’anno tocca a Elena Radonicich, 29 anni, piemontese di nascita ma, come il suo cognome fa intuire, di origini slave: «Mio nonno era montenegrino e parte della mia famiglia visse a Monfalcone e anche a Trieste», racconta l’attrice. «Dopo la Seconda Guerra Mondiale il nonno venne a Torino a frequentare il Politecnico e conobbe mia nonna. Però sua sorella e sua madre continuarono a vivere a Monfalcone».
Elena ha all’attivo molte serie tv come “Adriano Olivetti – La forza di un sogno” con Luca Zingaretti, dove interpretava la moglie dell’imprenditore: «Da allora - dice - la gente mi riconosce per strada: mi fa sempre un po’ effetto».
Questa sera però, a partire dalle 20.30 al Teatro Miela, la vedremo in tre cortometraggi e nel bellissimo film “Tutto parla di te” di Alina Marazzi, a fianco di Charlotte Rampling. Oltre alla “Prospettiva”, lo ShorTS Film Festival propone un programma densissimo: alle 19 al Museo Revoltella ci sarà l’esibizione del maestro di calligrafia giapponese Norio Nagayama, al Teatro Miela alle 19 l’evento speciale “Bruno e Gina” (il docufilm di Beppe Attene e Angelo Musciagna sulla storia di Bruno, il figlio di Benito Mussolini morto alla guida di un aereo da bombardamento, la moglie Gina e il Duce stesso) e alle 22.45 l’opera prima “Ci vorrebbe un miracolo” di Davide Minnella. In piazza Verdi invece, dalle 21, continua la selezione dei cortometraggi tra i quali “E tu?” di Giorgio Salamone, in collaborazione con il Premio Mattador.
La protagonista della giornata però rimane Elena Radonicich, che il pubblico avrà anche l’occasione di incontrare domani alle 19 al Punto Enel di Galleria Tergesteo. L’attrice ci risponde dalla Puglia dove sta girando la serie tv “La freccia del Sud”, sulla vita del campione olimpico Pietro Mennea (interpretato da Michele Riondino), diretta da Ricky Tognazzi. Elena è davvero “in prospettiva”: durante l’intervista è tutto uno snocciolare di titoli e prossimi progetti.
In “Tutto parla di te” che vedremo oggi al festival lei interpreta una madre colpita da depressione post-partum. Come ha preparato un ruolo così delicato?
«Non ho figli nella vita, ma tutti possiamo comprendere elementi atavici come la maternità, l’innamoramento, la nascita. La maternità viene spesso santificata ma nasconde dei lati oscuri: la regista voleva scardinare questo tabù. Sono riuscita a comprendere il suo progetto perché abbiamo la stessa sensibilità. E ho visto molte interviste a madri che soffrono di depressione».
Com’è stato recitare a fianco di un mostro sacro come Charlotte Rampling?
«Cercavo di interpretare ogni suo sguardo e ogni sua parola. Mi ricorderò sempre quello che mi ha detto: “Quando in un film riesci a fare un paio di scene veramente buone, è già tanto”».
Com’è nata la sua passione per la recitazione?
«Per gelosia: la mia migliore amica si era trasferita a Roma per recitare e volevo capire cosa l’aveva portata via da me (sorride, ndr). Finito il liceo ad Asti, ho frequentato per due anni una scuola di teatro e cinema a Torino e poi sono stata presa al Centro Sperimentale di Cinematografia. Questa scelta mi ha cambiato la vita come una sorta di viaggio di iniziazione».
In autunno la rivedremo ancora in tv nella serie di Sky “1992”, ambientata nell’Italia di Tangentopoli…
«Interpreto una giornalista ambiziosa che si ritrova in Procura proprio quando scoppia Tangentopoli. È un’ottima serie che finalmente racconta un periodo di grande cambiamento sociale e politico, con una struttura simile ai serial americani, in cui tutti i personaggi hanno più di una faccia».
Il film tv su Pietro Mennea racconta il campione dagli esordi nel mondo dell’atletica al record nei 200 metri piani alle Olimpiadi di Mosca del 1980. Lei interpreta Manuela, la moglie di Mennea, che nella realtà però lui ha incontrato negli anni ’90…
«Gli autori non volevano rinunciare alla figura importante della moglie, quindi l’hanno “trasportata” indietro nel tempo. Non ho mai incontrato Manuela, ma so che è informata del film. Adesso siamo nel clou delle riprese: Mennea è un mito in Puglia, qui sono tutti entusiasti».
In autunno la vedremo ancora a fianco di Riondino in “Senza lasciare traccia” di Gianclaudio Cappai, e poi in “Alaska” di Claudio Cupellini. Ci anticipa qualcosa?
«”Senza lasciare traccia” è un thriller psicologico in cui interpreto una ragazza che vive in una fornace col padre (Vitaliano Trevisan, ndr), col quale ha un rapporto morboso. In “Alaska” sono invece la promessa sposa del personaggio di Elio Germano, una ragazza borghese, completamente diversa dal fidanzato».
Se avesse carta bianca, cosa sceglierebbe per il suo futuro professionale?
«Un modo di fare cinema diverso, dove si potesse creare senza i meccanismi idioti della macchina spettacolo, come quello di sottovalutare sempre il pubblico. E dove i film escano al cinema in un numero di copie decente».
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