«Era stato triste il collegio» Biografia sconosciuta di Svevo

Domani al Museo Sveviano si parla del manoscritto del poeta Luciano Morandini conservato nella biblioteca a San Giorgio di Nogaro



«Il collegio di Segnitz-am-Main, in Baviera, era ormai lontano, alle spalle, dimenticati anche gli scherzi e i versi di scherno, “Qua-qua-qua”, dei coetanei tedeschi. Ma chi si credevano? “Qua-qua-qua”, oche i triestini, con quel loro porto e tanti proficui mestieri? Oche austriache schiamazzanti? Era stato triste il collegio, ma là aveva perfezionato il suo tedesco e alleviata, così, la preoccupazione di suo padre, Francesco Schmitz, commerciante in vetrami. – Senza lingua tedesca corretta e cultura nel ramo, come fare il mercante qui, come aver relazione con clienti e colleghi? – ripeteva anche a lui, il quinto dei figli vivi. Sua madre, Allegra Moravia, ne aveva avuti sedici. Era una donna proprio “de ovi”, come si dice a Trieste, capace di sfornare gran copia di figli».

Comincia così, in “medias res”, con un linguaggio colloquiale e un’immedesimazione assai evidente, il dattiloscritto inedito e sconosciuto “Le questioni di Ettore Schmitz”, una vita di Italo Svevo scritta dal poeta friulano Luciano Morandini fra il 1994 e il 1995, subito dopo aver pubblicato con soddisfazione “L’orologio di Saba”, intensa biografia in forma di romanzo dedicata al poeta triestino. È uno dei tesori d’archivio nascosti oggi conservato presso la Biblioteca comunale di San Giorgio di Nogaro, paese natale di Morandini, insieme alla sua biblioteca e lo troviamo ora descritto, assieme agli appunti su Tomizza, la corrispondenza con Biagio Marin e molti altri poeti e intellettuali, appunti e scritti inediti, nell’inventario curato da Roberto Goldaniga nel bel volume “Luciano Morandini. Lo scrittore – le carte” (pa.. 122, Euro 15,00) curato da Lusia Gastaldo e pubblicato dall’editore Campanotto. Non a caso, dunque, il libro verrà presentato domani dalla curatrice e da Gianni Cimador nel secondo degli appuntamenti delle “Sabatine del Museo Sveviano”, rassegna che prosegue fino alla fine di marzo con appuntamento fisso al sabato alle 11 nella sede del museo di via Madonna del Mare 13, accostando alla fin qui ignota primizia sveviana i preziosi strumenti di ricerca che il volume mette a disposizione: oltre all’inventario già ricordato, il vastissimo repertorio bibliografico che comprende la bibliografia delle opere di Morandini (1954-2015) e quella della critica (1959-2015), curate da Pericle Camuffo e contributi di Marko Kravos, Betina Lilián Prenz e Marisa Sestito. Quanto occorre, insomma, per avvicinare nel modo migliore l’opera di questo poeta e scrittore nato nel 1928 e scomparso nel 2009 che ha sempre creduto, sabianamente, nell’onestà del poeta, nello scambio delle idee e nelle relazioni dentro e fuori i confini del suo Friuli, come testimoniano le sue collaborazioni (con riviste e giornali, programmi radiofonici, al di là e al di qua del confine orientale) e i suoi tanti rapporti con scrittori e artisti, musicisti, fotografi fra cui piace ricordare il grande poeta di Sarajevo Izet Sarajlić. Senza dimenticare il suo rapporto privilegiato con Trieste, testimoniato oltre che dalle biografie di Saba e Svevo, dalle sue collaborazioni con artisti come Pavle Merkù, Bruno Chersicla, Spiro Dalla Porta Xydias, dalla sua partecipazione alla fondazione del P. E. N. Club triestino e dal premio “Scritture di frontiera” che gli è stato riconosciuto nel 2007. —

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