Esce “The walk” sul funambolo Philippe Petit: teatro nel cielo
ROMA. Si agita sul palco, mima la sua camminata nel vuoto, risponde a tutto con intelligenza e brio, insomma un incontro con Philippe Petit che ha incantato tutti. E lui, quello che definisce le sue performance funamboliche «teatro nel cielo» l'uomo che ha attraversato le Torri gemelle su un cavo nel 1974, un'impresa prima raccontata in un documentario “Man on wire” e ora in “The walk” di Robert Zemeckis passato ieri alla Festa di Roma e in sala da giovedì. Da lui, 66 anni, dieci libri all'attivo, tra cui uno sulla creatività, uno sul borseggio e uno sulla prestidigitazione, anche un progetto per una performance in Italia: «Vorrei attraversare le cave di marmo di Carrara con un'illuminazione di trentamila candele e la musica di sottofondo. Aspetto solo l'invito delle autorità». Sul crollo delle Torri gemelle dice: «È una domanda a cui non amo rispondere. Non riesco a esprimere sentimenti in una vicenda in cui sono morte migliaia di persone oltre, ovviamente, il dispiacere della morte delle Torri». Sotto il letto: «C'è la mia scatola rossa dei sogni. Lì ci sono i miei progetti. Tra questi un'impresa all'isola di Pasqua con i Rapa Nui che mi danno un'ispirazione mistica».
Il funambolismo, aggiunge, non sarà mai uno sport. «Lo sport lo si fa per divertimento, per competere, non ha la profondità di un'arte. Io faccio teatro nel cielo. E questo in solitudine. In qualunque artista che si appassioni alla propria arte c'è sempre solitudine. È importante essere soli». Dell'attore che lo ha interpretato nel film “The walk”, Joseph Gordon-Levitt dice: «Ho voluto che venisse da me anche se avevamo solo otto giorni per allenarci. Inizialmente ho solo tracciato una riga a terra per farlo allenare, una cosa anche più difficile perché una linea morta non può rendere l'idea di cosa è il funambolismo. Comunque dopo solo otto giorni è riuscito ad attraversare una corda lunga trenta metri». Sulla sua impresa, ripetuta ben otto volte a circa 400 metri, spiega: «Una volta finita la prima traversata non volevo ancora festeggiare. Poi ho visto di sotto il pubblico e non volevo deluderlo e così in 45 minuti ho attraversato il filo otto volte».
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