Escher, l’artista che disse no a Mick Jagger

Nasce in Italia la spirale fatidica dell'evoluzione di Maurits Cornelis Escher, grafico, artista, intellettuale e matematico olandese, capace di una logica, avveniristica sperimentazione nell'ambito dell'arte e della percezione. Nato a Leekwarden nel 1898 e, figlio di una famiglia abbiente (il padre era ingegnere), dopo studi non troppo brillanti, viene accompagnato dagli amabili genitori in un viaggio in Italia, che, nello spirito goethiano del termine, molti artisti erano soliti compiere da secoli. Quasi una magica iniziazione, in seno all'arte e alla cultura antica, condotta, nel caso di Escher nel nostro paese, anche per superare un leggero stato depressivo. Il sole, la bellezza dell'arte e della natura incantano il giovane, che in Calabria, Basilicata, in Abbruzzo e a Ravello, in Lazio e in Toscana trova dal '21 al '23 molteplici motivi ispiratori, rimanendo stabilmente nella penisola fino al '35, quando, preoccupato per la politica del regime, si trasferisce in Svizzera.
Ora l'Italia ricambia la passione di questo straordinario artista, dalla forza logica e al contempo metafisica e surreale, con un'ineccepibile antologica allestita fino al 22 febbraio proprio in quella Roma che lo ospitò dal '27 al '35 in un elegante appartamento a Monteverde vecchio, dove visse con la ricca moglie svizzera Jetta Umiker e dove nacquero i suoi primi due figli: la sede della rassegna, il Chiostro del Bramante, splendido cammeo rinascimentale nel cuore antico della capitale, gli sarebbe sicuramente piaciuta per la raffinatezza composta delle architetture disegnate dal primo architetto di Papa Giulio II e grande rivale di Michelangelo, e la preziosità della lunetta con le Sibille di Raffaello, che s'intravvedono da una finestra del Chiostro.
All'interno più di 150 opere (per la maggior parte della collezione Federico Giudiceandrea), tra cui i capolavori fondamentali "Mano con sfera riflettente", "Giorno e notte", "Altro mondo II" e "Casa di scale", ci fanno conoscere a fondo il mondo di Escher, l'eccezionale virtuosismo del suo segno, il successo e l'interesse che suscitò in modo crescente dagli anni '60 in poi e soprattutto dopo la sua morte (Laren, Olanda, 1972). Tant'è che, amato da matematici e hippies, nel '69 ricevette addirittura da Mick Jagger dei Rolling Stones una pressante richiesta d'illustrare la copertina del loro ultimo Lp, cui rispose con un no.
Coerente e variegata, la mostra propone anche approcci contemporanei come il touch screen con le immagini e il diario del viaggio in Calabria, la possibilità di immortalarsi nei social della mostra attraverso selfie, la ricostruzione del pavimento con le mattonelle da lui disegnate per la casa romana e riflessioni e approfondimenti sulla cultura visiva di Escher.
Analizza per esempio la visita del '36 al monumento moresco dell'Alhambra e a Cordova e il suo conseguente cambiamento linguistico secondo una nuova presa di coscienza dell'Art Nouveau, già approcciato dall'artista nella sua prima formazione alla Scuola di Arti Grafiche di Haarlem con il suo indimenticato maestro Samuel Jessurun de Mosquita: uno stile testimoniato in mostra anche da una cartella di Kolo Moser. Compaiono anche i lavori dei pittori d'Aloisio da Vasto, Donghi, Prencipe e il primo Balla ancora vicino all'Art nouveau, con cui Escher si confrontò a Roma; accanto ad altre opere comparative come quelle di Duchamp, de Chirico, Patella, Piranesi. E spuntano in modo significativo i nomi dei triestini Kanizsa e Lucio Saffaro.
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