Fabio Magnasciutti festeggia Rodari «Mi commuove ancora non l’ho mai lasciato»

Domani disegnerà in diretta al Revoltella e ricorderà lo scrittore con Beniamino Sidoti, Gaia Stock e Piero Guglielmino 



Un cuore che si scansa da una freccia e le dice: “Mi manchi”. Una pera che abbraccia un pezzetto di formaggio ed esclama: “Cielo, il contadino!” E poi animali, oggetti grandi e piccoli, segni di interpunzione, tutti rigorosamente animati e con la battuta pronta, e tanti riferimenti all'attualità, anche quella più drammatica e scomoda. Le vignette di Fabio Magnasciutti circolano molto in rete e spopolano tra chi nella messaggistica ama comunicare attraverso le immagini. Ma l'artista romano è autore anche di libri illustrati pubblicati da Lapis, di corti animati per programmi televisivi come “AnnoZero” e “Che tempo che fa”, di disegni per varie aziende, nonché musicista e fondatore del gruppo folk rock Her Pillow.

Il suo segno è subito riconoscibile, con i personaggi scuri estrapolati dal contesto e in risalto su un sfondo chiaro su cui risaltano le battute, un modo di fare satira che testate come la Repubblica, Il Fatto Quotidiano e Linus apprezzano e valorizzano. Ospite di TriesteBookFest, domani Magnasciutti parlerà di Gianni Rodari e disegnerà in diretta all'auditorium del Museo Revoltella alle 10.30 in un incontro dal titolo “Rodari fa rima con fantasia” insieme allo scrittore Beniamino Sidoti e all'editrice Gaia Stock coordinati da Piero Guglielmino.

Illustrazione, narrazione ludica e giochi di parole saranno gli ingredienti dell'appuntamento. Ma per costruire le celebri e amatissime vignette Magnasciutti pensa prima all’immagine o alla battuta?

«Dipende: a volte penso per prima cosa a una frase o ad alcune parole che contengono sensi nascosti, altre volte arriva prima un’immagine alla quale associo subito dopo un testo, altre volte ancora giungono contemporaneamente il testo e il disegno. Non c’è un criterio per l'ispirazione, invece poi procedo sempre velocemente alla realizzazione della vignetta, prima che l'idea perda forza, generalmente non vado oltre i dieci minuti in tutto. Per questo motivo uso la pittura digitale che riduce di molto i tempi».

A Trieste sarà protagonista di un evento legato a Gianni Rodari. Qual è il suo rapporto con questo grande autore?

«Ho letteralmente imparato a leggere con "Le favole al telefono", un libro che per me è stato importante in un periodo poco felice della mia infanzia, quando avevo dei problemi di salute piuttosto seri e molto tempo a disposizione. Devo molto a Rodari e mi commuovo tuttora leggendolo, dopo decine e centinaia di volte. È un autore che mi ha offerto una serie di punti di vista che non ho mai abbandonato».

Lavora anche nell'animazione e video?

«Ho realizzato diversi lavori animati per sigle Rai, ma non sono un animatore. Ho un approccio empirico al video e scarsissime conoscenze tecniche. Direi che rispetto al disegno non è più facile né più difficile, è un linguaggio differente che può essere ugualmente suggestivo. Certo dipende molto dal tipo di narrazione che si intende fare. In un’immagine statica devono starci un prima e un dopo che non possono avvalersi del tempo e questo processo a me piace molto».

C'è un libro, un romanzo o una storia che le piacerebbe illustrare?

«Molti, due su tutti, complicati entrambi: uno sul piano quantitativo, il realistico e visionario "Viaggio al termine della notte" di Céline, l’altro sul piano qualitativo, l'enigmatico "Aspettando Godot" di Beckett. Sono due testi che mi attirano e mi incuriosiscono sul piano emotivo».

Da lettore quali fumettisti le piacciono?

«Sono legato ai classici, confesso di non seguire molto le ultime tendenze, per mancanza di tempo o forse di motivazioni, non so. I miei preferiti sono Pratt, Magnus, Barks, Scarpa, Bernet, Kirby, Segar, Buscema, Jacovitti, Uderzo. Ma amo anche i fumetti firmati da grandi nomi come quello di Giovan Battista Carpi con i suoi immortali Geppo, nonna Abelarda, Soldino, e poi non posso dimenticare Tiramolla e Cucciolo & Beppe». —

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