Fallaci e Pasolini, un mistero oltre la morte
A quasi quarant'anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini, avvenuta all'Idroscalo di Ostia nella notte tra il primo e il 2 novembre del 1975, rimangono ancora molte ombre a proposito di quel barbaro omicidio, ma una cosa appare ormai chiara: l'unico condannato per la vicenda, l'allora diciassettenne Pino Pelosi, non era solo sulla scena del crimine, anzi forse non fu neppure lui il vero assassino. Convergono in tale direzione alcuni volumi editi da Rizzoli: “Ppp Pasolini, un segreto italiano” (pp. 220, euro 15,00) di Carlo Lucarelli e “Pasolini, un uomo scomodo” (pagg. 120, euro 12) di Oriana Fallaci, oltre a quello di David Grieco (“La macchinazione. Pasolini: la verità sulla morte”), di cui abbiamo già dato conto.
Partiamo dal libro di Oriana Fallaci, che sarà in libreria domani. Vi viene ripubblicata l'inchiesta che la giornalista toscana realizzò per le pagine del settimanale "L'Europeo" a partire dal 14 novembre 1975, un articolato reportage che mise in dubbio la versione ufficiale dell'omicidio, ipotizzando che Pelosi si fosse auto-accusato per coprire i veri responsabili. Oriana conosceva da anni Pier Paolo, i due si frequentavano in un rapporto non facile, fatto di stima reciproca ma anche di momenti di insofferenza altrettanto reciproca. Quando però Pasolini viene ritrovato cadavere, la Fallaci decide di indagare e comprende da subito che la lettura dell'omicidio come un sordido fatto di sangue maturato nell'ambiente della prostituzione omosessuale non è credibile. Evidenzia subito diverse incongruenze e afferma di avere individuato un testimone (del quale proteggerà l'anonimato fino alla morte, al punto che qualcuno ne metterà in dubbio l'esistenza stessa) che le ha raccontato una scena del crimine in cui erano presenti altri due soggetti oltre a Pelosi, il quale era servito solo da esca per condurre Pasolini in quel luogo isolato.
Non c'è dubbio che Pasolini fosse un autore scomodo per la cultura e per la politica del tempo. Ma a chi faceva davvero comodo la sua morte? Se lo chiede nel suo libro Carlo Lucarelli, il quale dichiara nei confronti di Pasolini un preciso debito di riconoscenza, in quanto è stato lui a indicargli, con il suo lavoro letterario, la strada che lo scrittore deve percorrere: «Seguire quello che succede, immaginare quello che non si sa o che si tace, rimettere insieme i pezzi disorganizzati e frammentari, ristabilire la logica dove regnano l'arbitrarietà, la follia e il mistero», come scriveva Pasolini.
Lucarelli torna perciò alla figura dell'autore friulano e all'odio che la circondava in vasti settori della società italiana di quegli anni, intrecciando alla ricostruzione storica le proprie impressioni personali. Senza raggiungere prove definitive della precisa dinamica degli eventi, ma una certezza sì: che ci troviamo di fronte a uno dei tanti grandi "segreti italiani" che a qualcuno (o a più di qualcuno) ha fatto comodo rimanesse tale.
Sarebbe importante però, in occasione di questo anniversario pasoliniano, a evitare il rischio che l'interesse mediatico tutto spostato sulla vicenda della morte finisca con il distogliere l'attenzione dall'opera. Altri libri, fortunatamente, ci aiutano a rileggerla. Come quello di Renzo Paris, “Pasolini ragazzo a vita” (Elliot Edizioni, pagg. 240, euro 18,50, in libreria dal domani), in cui il critico e scrittore abruzzese ha raccolto ricordi e riflessioni sull'amico Pier Paolo: «Me lo presentò Enzo Siciliano e la nostra amicizia, con alti e bassi (questi ultimi dovuti alla diversa visione del 1968), durò fino all'anno del suo martirio». O, ancora, il volume "Non sono venuto a portare la pace ma la spada" sul film pasoliniano “Il Vangelo secondo Matteo”, curato da Maura Locantore per Edizioni Sinestesie (pagg. 200, euro 20,00) e arricchito dai contributi di diversi studiosi (tra gli altri, Roberto Chiesi, Angelo Fàvaro, Angela Felice, oltre allo stesso Paris). Infine il Saggiatore pubblica un volume fotografico che vuole essere un omaggio a Pasolini da parte di Milano: “La nebbiosa” (pagg. 176, euro 29,00). Il libro raccoglie alcune foto scattate tra il 1950 e il 1965 e messe a disposizione dai milanesi per illustrare l'omonimo romanzo pasoliniano ambientato tra le brume della città meneghina e proposto dalla stessa casa editrice due anni fa.
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