Festival della poesia tagliato dalla Regione

TRIESTE. Quando una comunità è indifferente alla poesia è come se si colpisse una radice, un vertice, una punta di diamante, insomma la scrittura al suo stato di eccellenza. Perché sappiamo che scrivere meglio significa pensare meglio. Una società senza poesia è votata all'informazione, alla conoscenza - che non equivale alla saggezza - e alla quantità, piuttosto che alla qualità. Di lei si ha sempre una vaga impressione, quella del liceo, è importante, si pensa, ma non fondamentale. Meglio l'intrattenimento, musica, spettacolo, best seller, roba così. Che è poi quello verso cui la cultura sta andando. A Trieste per diciotto anni è esistito il Premio Trieste Poesia, con annesso festival, una manifestazione che ha portato nel capoluogo giuliano nomi come Alvaro Mutis, Miguel Barnet, il Nobel Wole Soyinka o il Premio Goncourt Tahar Ben Jelloun, molto noto per i suoi scritti su questioni sociali quali immigrazione e discriminazione. Una rassegna che non ha bisogno di molte spiegazioni per capirne l'importanza, la possibilità, per la città, di entrare in contatto con questo tipo di testimonianze. In diciotto anni di attività il Premio si è arricchito di altri due riconoscimenti (Premio per la Pace e Premio per la Traduzione), oltre a organizzare, nella settimana dedicata al concorso, letture con autori internazionali e reading per i più giovani.
«Un'esperienza che per ora non si ripeterà», dice una delle anime del Premio, Adriano Doronzo, che con Franco Puzzo e Gaetano Longo ha organizzato il Festival. «Abbiamo deciso di rifiutare i 700 euro di sostegno dal Comune. Siamo andati avanti con le nostre risorse per anni, per pura passione e potenziamento della cultura nel territorio, ma ora non ce la facciamo più».
Il “Festival Internazionale Trieste Poesia” è la manifestazione che sicuramente ha coinvolto i poeti più prestigiosi, un'iniziativa che risale alla fine degli anni '90 e che il Club Anthares ha sempre svolto con competenza. Basti pensare che furono i primi a portare a Trieste i più autorevoli poeti italiani contemporanei, come Maurizio Cucchi, oltre ai più riconosciuti autori internazionali. Memorabile fu la presenza in città di Alvaro Mutis e la proiezione al Museo Revoltella di “Ilona arriva con la pioggia”, tratto dal suo romanzo edito da Einaudi. «In tutti questi anni solo due o tre volte abbiamo ricevuto un contributo dignitoso, cioè di 10.000 euro - continua Doronzo - noi non ci siamo mai mossi in determinate situazioni, rimaniamo dei buoni artigiani, ma probabilmente non paga per questo tipo di attività».
Insomma non stiamo parlando di cifre stellari, 10.000 euro per avere in casa premi Nobel e molti altri personaggi, sempre ospitati dal Festival: «Nel 2014 abbiamo dovuto fare un'edizione ridotta, mentre nel 2015 la manifestazione è stata annullata». I contributi degli enti erano praticamente nulli. Talvolta non è semplice capire un progetto, con tutti quelli che arrivano, nonostante i nomi altisonanti: «L'ultima volta che abbiamo chiesto contributi alla Regione non siamo entrati in classifica per un posto, mentre l'ultimo in graduatoria a ricevere finanziamenti è stata un'Associazione per gli Studi biblici, non ho mai capito chi fossero, non sono dotati né di un sito né di una email». Eppure esiste una Commissione regionale cultura, eletta dal consiglio regionale: persone deputate alla consulenza e al giudizio dei progetti in base a competenze specifiche. La rassegna poetica in questione dovrebbe rientrare in ciò che nella Commissione regionale va sotto il nome di "cultura umanistica", affidata a Ferruccio Tassin, che pare più uno storico della cultura friulana. Tra le sue pubblicazioni: "I cattolici nel Cervignanese", "Santi e popolo nella pieve di Romans", "Chiese del Collio", è membro del Consiglio della Società Filologica Friulana, della Commissione per la traduzione del messale in friulano, nonché Premio "Merit Furlan" 2008. Resta da vedere se il Club Anthares riuscirà a portare avanti il suo progetto, un Festival che da sempre ha tutte le intenzioni di essere nel territorio potenziando la diffusione di una lingua universale: quella poetica, scevra di provincialismi.
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