Francesco Giuseppe, ultimo monarca dell’Europa al tramonto

«Nulla mi sarà quindi risparmiato su questa terra». Così l’imperatore Francesco Giuseppe mormorò al conte Paar un attimo dopo aver ricevuto dal suo primo aiutante di campo la notizia della morte dell’...

«Nulla mi sarà quindi risparmiato su questa terra». Così l’imperatore Francesco Giuseppe mormorò al conte Paar un attimo dopo aver ricevuto dal suo primo aiutante di campo la notizia della morte dell’amata moglie Elisabetta, l’imperatrice Sissi, uccisa con una stilettata dall’anarchico italiano Lucheni. L’imperatore non si è ancora ripreso - né mai si riprenderà - dalla tragica e controversa morte del figlio Rodolfo, che un’altra terribile sciagura si abbatte sulla sua lunga e faticosa esistenza. Senza contare che alcuni anni più tardi, nel 1914, vedrà morire a Sarajevo il suo nipote ed erede al trono, l’arciduca Francesco Ferdinando, e quindi precipitare il suo regno nel baratro della guerra. E davvero nulla sarà risparmiato «all’ultimo monarca della vecchia scuola», come egli stesso si definì, conscio di aver avuto in sorte la guida di un impero al tramonto della vecchia Europa. Il suo lunghissimo regno, dal 1848, a soli 18 anni, fino al 1916, in piena Grande guerra, ha seguito e determinato la parabola di un sovrano in cui destino pubblico e privato si mischieranno portando a «un autentico culto monarchico», nonostante tale culto «si rivolga a un sovrano non dotato di talenti eccezionali». Lo afferma Jean-Paul Bled nella poderosa biografia dedicata a “Francesco Giuseppe”, appena pubblicata dalla Libreria Editrice Goriziana nella collana della Biblioteca universale di storia (pagg. 707, Euro 28,00, edizione italiana a cura di Stefano Cosma), un ampio, articolato affresco storico in cui l’imperatore, ricollocato in una giusta dimensione rispetto al mito, sembra assumere su di sè tutta la «vulnerabilità del suo Impero alla dinamica del nazionalismo», fino a incarnare il destino di un’Europa destinata al declino e allo sfacelo, con le conseguenze che ancora oggi scontiamo.

Pietro Spirito

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