Francesco Renga: «Sono i miei figli che mi hanno fatto crescere di più»

Il cantante domani al Rossetti con il tour dell’ultimo album “L’altra metà” «Uno show curato nei minimi dettagli, mi ci dedico da mesi anima e corpo»   



«È uno spettacolo pensato per i teatri, che non frequentavo da tanto tempo. Avevo voglia di tornare a una dimensione più intima e più bella, per ritrovare il contatto non solo visivo ma anche fisico con la gente»: sarà l’unica tappa in regione, domani alle 21 al Politeama Rossetti, per Francesco Renga con il suo “L’altra metà tour” (biglietti ancora disponibili su Ticketone e in teatro). Il cantautore nato a Udine presenterà dunque l’ultimo album “L’altra metà” uscito ad aprile, l’ottavo da solo dopo gli anni con i Timoria. Con lui sul palco Fulvio Arnoldi (chitarra acustica e tastiere), Vincenzo Messina (pianoforte e tastiere), Stefano Brandoni (chitarre), Heggy Vezzano (chitarre), Phil Mer (batteria) e Gabriele Cannarozzo (basso). «Dopo l’esperienza bellissima della tournée a tre, insieme a Max Pezzali e Nek - dice Renga – avevo l’esigenza di riprendere nella maniera più raccolta possibile».

Quanto è importante la band ora che ha una carriera solista?

«Sono compagni di viaggio da tanto tempo, qualcuno proprio dall’inizio. Sono loro che danno al live quel quid in più».

Lo show al Rossetti?

«Curato nei dettagli, dalla scenografia, pensata in maniera coerente con il progetto discografico, alla scaletta (non mancheranno i miei classici, come la sanremese “Angelo”) ai vari momenti che si susseguiranno. Durante il live ci sei tu con i tuoi fan, la musica prende una forma fisica, tangibile. E nonostante l’impegno - sono mesi che dedico anima e corpo alle prove e allo studio dello spettacolo oltre che alla preparazione fisica e vocale - ne sono felicissimo. Bisogna arrivare carichi e allenati. Non mi ha mai spaventato questo e sono super contento di aver organizzato un tour di oltre 50 date in un arco temporale così breve».

Il suo rapporto con i social?

«Usandoli ne ho capito il segreto, li trovo divertenti, hanno una funzione importante. È come se fosse un diario della mia giornata da condividere. Ma è la musica per me il vero mezzo attraverso cui racconto la mia vita al pubblico. Con i social però la connessione con loro si amplia, mi rende più vero e sincero».

E gli haters come li fronteggia?

«Ho un bellissimo scambio con il pubblico sui social, so che i leoni da tastiera sono una componente di quel mondo con cui bisogna fare i conti. Ma non me ne preoccupo».

La fine della relazione con Ambra Angiolini è stata sotto i riflettori. Cosa le ha lasciato?

«Il rapporto con i miei figli. Oltre a essere per me la cosa più importante nella vita è anche determinante per il mio lavoro. Alcune delle cose che si sono innescate in questo album derivano dal legame che ho con loro, da come crescono, da cosa ascoltano. I miei figli sono quelli che mi hanno fatto crescere di più».

La sua esperienza come giudice tv a “The Voice of Italy”?

«Ho capito molto di quello che succede all’interno di questi meccanismi: se oggi avessi 16 anni probabilmente anch’io farei un’esperienza come quella per mettermi in gioco».

A maggio suonerà anche a Londra, Parigi, Madrid…

«Ho sempre desiderato uscire dai confini. Sono già stato live all’estero, ad esempio in Messico, in Spagna, con i Timoria anche in Francia ma è moltissimo che manco, negli ultimi anni mi sono concentrato sull’Italia. Suonare fuori è sempre un’esperienza diversa e affascinante. Nonostante il pubblico sarà sicuramente italiano e conoscerà i miei pezzi, fare un concerto che non è nel tuo paese ha sempre un sapore nuovo. Ne ho molta voglia».

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