Fulvio Monai, pittore e critico limpido sulla tela e nella prosa

Cent’anni fa nasceva a Pola lo storico dell’arte, tra i principali protagonisti  del cenacolo culturale a Gorizia e del dialogo con gli artisti a cavallo del confine



Chi lo ha conosciuto ricorda la sua riservatezza, il suo signorile, elegante distacco, ma anche il suo impegno, civile e morale.

Critico e storico dell’arte, ha collaborato con Radio Rai Friuli Venezia Giulia e con il Il Piccolo, facendo parte del comitato di redazione di “Studi goriziani” e di “Iniziativa isontina”. Membro del consiglio direttivo del Centro Friulano Arti Plastiche, è stato socio fondatore dell’Associazione provinciale artisti isontini. Per tutta la vita ha dipinto e amato profondamente la sua terra: il Carso, l’Istria.

Fulvio Monai era nato a Pola l’8 febbraio 1921. Dopo aver conseguito la maturità classica nella città natale, si era laureato all’Università di Trieste con una tesi di storia dell’arte.

Nel ‘47 si era trasferito a Gorizia, dove aveva iniziato a insegnare nelle scuole medie.

In Istria ritornava spesso, fisicamente e mentalmente, con la sua pittura, i suoi ricordi, i suoi pensieri. Lì aveva cominciato a dipingere e anche a esporre.

Da uno stile inizialmente vicino al realismo, era passato a un linguaggio geometrizzante, in linea con il postcubismo del secondo dopoguerra, per poi venir sempre più ad astrarre il mondo naturale, riassumendone le luci, i colori, le emozioni provate. In particolare, dai primi anni Sessanta, inizia a concentrarsi sui “motivi carsici” con un colore che inizia a sfaldarsi, acquisendo sempre maggiore autonomia e intensità, cromatica e poetica, in una trascrizione libera del paesaggio che diviene simbolo della sua vita interiore.

Tanto intimo e profondo ha saputo essere nella sua pittura come nella sua prosa limpidissima, nelle sue riflessioni, nei suoi due libri pubblicati, “Istria ritrovata” (1974) e “Immagini e incontri: dall’Isonzo all’Istria” (1986), altrettanto intensamente impegnato è stato nella vita culturale della sua città e dell’intera sua regione.

Monai fu tra i principali protagonisti del cenacolo culturale che tra gli anni Cinquanta e Sessanta si ritrovava quasi ogni sera, all’ora dell’aperitivo, al Caffè Teatro di Gorizia, dove c’era anche una piccola sala espositiva: la “Piccola permanente”.

Come artista e come critico si relazionò con i pittori friulani Pittino, De Cillia, Zigaina, e con gli artisti triestini Devetta, Daneo, Perizi, Predonzani, Righi, Mascherini; con quest’ultimo in qualità di presidente fu nella giuria del Premio San Floriano ideato da Edy De Nicolo, gestore dello stesso Caffè Teatro goriziano.

Aderì quindi al gruppo 2XGO che riuniva artisti della provincia di Gorizia e del territorio di Nova Gorica, dando vita a nuove, importanti occasioni di incontro e di scambio, promuovendo iniziative espositive al di qua e al di là del confine: per la parte italiana c’erano Sergio Altieri, Ignazio Doliach, Cesare Mocchiutti, Tino Piazza, cui si erano poi uniti Luciano De Gironcoli e appunto Fulvio Monai; per la parte slovena Danilo Jejčič, Silvester Komel, Nedeljko Pečanac, Rudi Pergar e successivamente Pavel Medvešček e Miloš Volarič. Le loro mostre si tennero non solo nelle località del Litorale ma anche a Udine, Venezia, Genova, Lubiana.

Sempre a partire dagli anni Settanta è stato un acuto testimone degli Incontri culturali mitteleuropei con i suoi personali contributi e in quelle che Sergio Tavano ha definito le sue “scrupolose cronache” su “Iniziativa isontina”: “un documento unico, dal punto di vista storico e civile”.

A poco più di un anno dalla scomparsa, avvenuta nel febbraio 1999, la Galleria Spazzapan di Gradisca d’Isonzo aveva voluto dedicargli una mostra antologica.

Qualche tempo dopo i familiari hanno voluto donare alla Biblioteca Statale Isontina di Gorizia l’archivio da lui stesso ordinato in base ai temi trattati, comprendente articoli, riviste, dattiloscritti, appunti manoscritti, saggi, cataloghi, depliant, inviti: un materiale prezioso per chiunque voglia approfondire la conoscenza del contesto culturale e artistico del nostro territorio nella seconda metà del Novecento.

Per ricordare il centenario della sua nascita i figli stanno pensando a una mostra, la prossima primavera, nella storica galleria d’arte La Bottega di Franch Marinotto a Gorizia, dove più volte, in passato, sono state esposte le sue opere. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo