Garbo si racconta attraverso i favolosi anni Ottanta

TRIESTE. Torna di grande attualità Garbo, uno dei padri della new wave italiana. Dopo l'uscita del cd “Fine” realizzato assieme a Luca Urbani dei Soerba per l'etichetta Discipline e la ristampa del suo primo 45 giri del 1981 “A Berlino... va bene” in occasione del Record Store Day, il 29 aprile arriva nelle librerie anche la sua biografia “Sulle cose che cambiano”, scritta dal “Premio Biagi” Vincenzo Marega per Crac edizioni. Garbo, al secolo Renato Abate, ha presentato il libro al Caffè S. Marco assieme all'autore. «Da ragazzo – ricorda lo scrittore cormonese - vidi Garbo in tv, divenni suo fan e mi inventai che non vedevo bene per farmi comprare gli stessi suoi occhiali. Poi, dopo 35 anni, mi chiede di scrivergli la biografia: nella vita, se ti impegni, hai qualcosa da dire e ci credi, nulla è impossibile. Abbiamo trascorso un periodo in cui è stato lui a raccontarsi, da quand'era Renatino ai Sanremo, da Mr. Fantasy fino all’ultimo cd». «Ho conosciuto Marega partecipando al suo film nato dal romanzo “Sexy Shop” e ci siamo divertiti parecchio - conferma il cantante milanese -: è stato un lavoro duro, ma gradevole grazie a un editore molto attento. Il volume ripercorre attraverso la mia figura gli anni '80, un periodo rivoluzionario. Avrebbe potuto scriverlo solo chi mi ha vissuto musicalmente: ho sempre cercato vie un po' impervie. Il mio è stato un tentativo di sprovincializzare il panorama italiano, dove tra i cantautori da un lato e la musica nazionalpopolare dall'altro, mancava una zona che raccogliesse i fermenti che arrivavano da fuori con l'esplosione dell'elettronica. Sono coetaneo di Cure, Japan, Depeche Mode e anche da noi c'era bisogno di qualcosa che non avesse una dimensione geografica collocabile, fosse un tentativo di rigenerare il linguaggio musicale italiano dando un colore diverso al suono. Sono un uomo di confine – prosegue Garbo - mi ha sempre interessato la Mitteleuropa, anche se l'italiano è la mia lingua. Non mi interessava tanto raccontare, quanto descrivere le “cose che cambiano”, viaggiare per immagini e non per racconti. Ho usato il linguaggio per scattare “Fotografie”. Molti ragazzi di allora che oggi sono miei amici, dai Bluvertigo ai Subsonica ai Soerba ai Baustelle, hanno un po' proseguito questo percorso, cosa che mi gratifica moltissimo. La scena indipendente mi ha dedicato un album: sbalorditivo, è il sogno di ogni artista lasciare una traccia sul tavolo del tempo».
Non mancano gli aneddoti. "A Discoring dissi che tifavo Triestina: non seguo il calcio, ma per bucare il video devi dire cose assurde. “A Berlino... va bene” ebbe un rilancio in radio dopo la vittoria dell'Italia ai Mondiali: Linus me la fece anche ricantare per delle siglette. Con Battiato tenemmo un tour di 80 concerti, fu un'estate meravigliosa. Mi disse “credi solo in quello che fai, non scendere mai a compromessi”. Così fu».
Gianfranco Terzoli
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