Gelato: «Il mio Buonasera Signorina per la Regina»

Sarà a tutto swing la prima serata, oggi alle 21 al teatro Verdi, del Muggia Jazz Festival, la vetrina sul mare del jazz internazionale che pone per due giorni la cittadina istroveneta al centro del panorama mondiale della musica colta del XX secolo. La decima edizione della rassegna a ingresso libero organizzata da associazione B.B.C. con il Comune di Muggia e il sostegno di Samer & Co. Shipping, vede in cartellone stasera, in esclusiva, Ray Gelato Quartet e domani Steve Williams Trio con ospiti Massimo Faraò è Aldo Zunino. Aprirà il concerto il duo Stefano Franco-Franco Valussi, piano e clarinetto. In riviera, c'è grande attesa per Gelato, che da noi è amatissimo: a Trieste, dove manca da cinque anni (e la precedente esibizione risale al 2005), ha suonato diverse volte ottenendo sempre un enorme successo. «A giudicare dalle richieste - rileva il direttore artistico, Stefano Franco - ci attendiamo un pienone, con presenze, oltre che da tutta la regione, anche da Austria, Slovenia e Croazia». Il londinese Gelato, all'anagrafe Ray Keith Irwin, autentico personaggio con il suo sigaro, gli abiti scintillanti stile anni Cinquanta e lo swing nel sangue, promette grande divertimento al ritmo saltellante di grandi classici del genere in una serata da club. E anche qualche sorpresa.
Cosa proporrà al festival?
«Stavolta sarà una serata più “intima”, con un gruppo più ridotto. Naturalmente suoneremo i vecchi successi e i brani favoriti come “Carina”, “Angelina” o “Just a Gigolo”. Ma ci sarà anche l'aggiunta di nuove canzoni e lo spazio per alcune sorprese».
Quest'anno ha suonato di nuovo a Umbria Jazz: che esperienza è stata?
«È stato davvero sorprendente. Non suonavamo a Perugia da dieci anni e il pubblico è letteralmente impazzito per la nostra musica. Inoltre, c'erano molti giovani che si godevano brani di mezzo secolo fa. Penso che il pubblico italiano ci ami perché suoniamo col cuore».
Qui ha tantissimi fan. Cosa si aspetta dal pubblico?
«Non so mai cosa aspettarmi da un concerto: è questo che lo rende sempre un successo. Ho buoni ricordi di Trieste, anche se è passato un po' di tempo da quando ci ho suonato l'ultima volta».
Ha pubblicato da poco un cd con Claire Martin, “We've Got a World That Swings”.
«Claire e io siamo amici da trent'anni e ho una grande ammirazione per lei come artista. Siamo attualmente in tour nel Regno Unito con questo progetto di brani americani. È diverso rispetto allo swing che suono di solito, ma comunque è molto divertente e il repertorio è costituito da grande musica. Ma non sono sicuro che lo porteremo in Italia: qui la gente si aspetta altre cose da me».
Qual è la sua definizione di jazz?
«Può significare cose diverse per persone diverse, ma per me è costituito essenzialmente da due elementi: ritmo sincopato e improvvisazione».
Perché lo swing è un genere ancora così amato?
«Perchè è musica per la gente, lo puoi ascoltare e anche ballare».
Interpreta molti brani di artisti italiani: che eredità musicale hanno lasciato?
«Credo che musicisti come Renato Carosone e Fred Buscaglione abbiano portato un suono originale allo swing. Avevano un'interpretazione della musica davvero personale, molto diversa da quella dei musicisti americani, erano davvero grandi artisti. In “Wonderful. The Lost Italian Songbook”, uscito nel 2012, abbiamo cercato di catturare proprio quello spirito».
Ha suonato al matrimonio di Paul McCartney e per la regina: cosa ricorda di quelle esperienze?
«McCartney è stato simpatico e ha apprezzato la nostra musica. Poi è venuto a vederci un paio di volte. Alla regina, si sa, non ci si può avvicinare, ma l'ho vista sorridere quando abbiamo attaccato “Buonasera (Signorina)”».
Sta lavorando a nuovi progetti?
«Spero di incidere con i Giants ancora un cd di mie canzoni originali. E poi mi piacerebbe molto realizzare un disco jazz con solo il mio sassofono e una sezione ritmica. Ma non so ancora quanto ci vorrà».
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