Gianrico Carofiglio: «Era ora, rimetto in campo Guerrieri»

In cinque giorni, da quando è aarrivato sugli scaffali delle librerie a ieri, quando sono stati pubblicati i dati sulle vendite di Arianna (il circuito che comprende 1600 librerie italiane) Gianrico Carofiglio, con il suo ultimo romanzo “La regola dell’equilibrio” (Einaudi, pagg. 281, Euro 19,00) ha conquistato il primo posto assoluto nelle classifiche, spodestando tout court Camilleri e Wilbur Smith. Carofiglio incontrerà i lettori alla Libreria Lovat di Trieste, Viale XX Settembre 20, mercoledì alle 19.
A distanza di quasi quattro anni da “Le perfezioni provvisorie”, l’avvocato con un debole per i casi ad alta complessità umana, Guido Guerrieri, torna a calcare le scene investigative italiane. E che i fan dell’introverso legale, amante della musica, dei libri, della box e delle donne decise, dall’appeal un po’ mascolino, fossero in crisi d’astinenza, lo conferma la corsa all’acquisto del libro che promette di essere la strenna di Natale più gettonata.
Undici romanzi, tra cui cinque con protagonista Guido Guerrieri, svariati saggi e racconti, se lo sarebbe immaginato un successo stellare di queste proporzioni sia in Italia che all’estero?
«Nemmeno per sogno - rispnde lo scrittore -. Oddio, da ragazzino coltivavo romanticamente il desiderio di diventare uno scrittore. Poi, come spesso accade, soprattutto in anni in cui si cerca di dare una forma concreta ai propri progetti di vita, le scelte prendono anche inconsapevolmente strade diverse. Nonostante, in verità, nella preghierina della sera, avessi sempre mantenuto un posticino speciale per il progetto di scrivere un giorno un mio romanzo. Solo uno e poi basta, così, tanto per togliermi la soddisfazione e non lasciar cadere nel vuoto quel sogno».
E invece, dall’esordio di “Testimone inconsapevole” nel 2012, che ha peraltro inaugurato il thriller legale italiano, un genere letterario fino ad allora assente dalla narrativa di casa nostra, non si è più fermato. Il sempreverde “mai dire mai” applicato insomma al sogno di gloria letterario di un ragazzino. Certo, non dall’oggi al domani, poiché tra l’autore che ha venduto 4 milioni di copie (di cui tre in Italia) tradotte in 24 lingue e quel bambino, ci sono di mezzo gli anni da magistrato e quelli dedicati alla politica.
Oggi fa lo scrittore a tempo pieno, è sempre in tour per promuovere i suoi libri ed è corteggiatissimo dai talk show: in primis ovviamente per lo spessore di ciò che ha da dire, ma anche per lo spiccato sense of humor e la conversazione disinvolta. A completare il phsique du role dell’ospite modello nei salotti dei network televisivi, una spiccata avversione per l’italianissimo malvezzo di prevaricare a suon di decibel il prossimo e farsi coinvolgere in risse mediatiche.
Erano alcuni anni che Guerrieri stava, editorialmente parlando, in disparte: ne aveva nostalgia o era giunto il momento di accontentare i fan dell’avvocato-investigatore più famoso d’Italia? «Tra me e Guerrieri - dice Carofiglio - sin dall’inizio si è instaurato un rapporto di reciproco rispetto. E quindi non ho mai voluto farne un personaggio seriale sfornando storie da catena di montaggio. Se c’è un tema che possa indossare come un abito fatto su misura, allora si crea il presupposto. Com’è infatti avvenuto per “La regola dell’equilibrio”, il quinto romanzo con Guerrieri. Però è anche vero, che covavo da un po’ di tempo il desiderio di riannodare il filo tra noi».
E di spunti di riflessione e tematiche forti in quest’ultimo libro ce ne sono a volontà. Poiché la trama, come in un gioco di scatole cinese, quota tra i protagonisti principali, la radicata e trasversale abitudine degli italiani all’autogiustificazione e, a ruota, all’autoassoluzione. Che sono parenti strette dalla generalizzata perduta capacità di indignarsi di fronte alle ingiustizie, alle palesi forme di dissesto morale.
Il nuovo cliente di Guerrieri è un giudice all’apice di una fulgida carriera, che potrebbe però crollare come un fragile castello di carte per un’accusa di corruzione.
Una gran brutta storia, di quelle che avvelenano gli animi e lasciano l’amaro in bocca. Anche se il un tantino misogino, Guido questa volta è molto attratto dalla sua nuova aiutante investigatrice, la seducente e grintosa Annapaola.
Rimpianti per aver deciso di appendere la toga al chiodo? «Quando facevo il magistrato - risponde Carofiglio - e poi anche durante gli anni in Senato, scrivevo nel tempo libero. Quando ho capito che inevitabilmente le gerarchie si sarebbero invertite, ho scelto per coerenza ed etica di fare solo lo scrittore». Un pensiero espresso anche da un insofferente Guerrieri nella ramanzina al poco performante praticante: ”C’è un modo sicuro di fallire in tutto: fare contemporaneamente e male più cose”.
Carofiglio - che mercoledì alle 17.30 prima dell’incontro alla Lovat, terrà una lezione alla Scuola per Interpreti in via Filzi sulla “lingua del potere e la manomissione delle parole” - grazie al britannico aplomb riesce ancora (dopo oltre dieci anni) a resistere all’impulso di alzare gli occhi al cielo alla domanda se l’avvocato sia il suo alterego. Speriamo solo non decida di “suicidare” il povero Guido, facendogli, con una punta di perfidia, cadere in testa il sacco da box.
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