Gli aristocratici rinchiusi in lockdown nel 1794 per sfuggire al contagio del Terrore

Nel libro “La Casa degli Uccelli” (Guanda) Laura Bosio e Bruno Nacci raccontano la Rivoluzione come fosse oggi
The Royal family during confinement at the Temple prison, 1792. Engraved by Jannard after De La Charlerie. From ´Histoire de la Revolution Francaise´ ...
The Royal family during confinement at the Temple prison, 1792. Engraved by Jannard after De La Charlerie. From ´Histoire de la Revolution Francaise´ ...

Federica Manzon

«Chi lo dice che usciremo di qui e torneremo nelle nostre case? Perché credi che i nostri genitori litighino tanto? Per l’amante di papa? Ma se la mamma lo ha sempre saputo! No, mia cara, litigano perché hanno i nervi a pezzi». Adèle, figlia del camiciaio di Sua Maestà Luigi XVI “re dei Francesi”, conosce le conseguenze di una clausura forzata: i nervi vanno in pezzi, i rapporti si esasperano, la ragione cede il passo ai fantasmi.

È questo che accade nella primavera del 1794 a un gruppo di aristocratici e facoltosi borghesi che, in fuga dal Terrore imperversante nelle strade di Parigi, ha trovato rifugio nella Casa degli Uccelli. Un edificio con un parco protetto e voliere di animali esotici, i pasti cucinati e la biancheria lavata, perfino il parrucchiere che viene a sistemare le elaborate parrucche. La clausura è faticosa, ma reclusi non hanno nessuna intenzione di uscire da quella gabbia dorata. Con “La Casa degli Uccelli” (pp. 288, Guanda, 18 euro) Laura Bosio e Bruno Nacci hanno scritto un romanzo storico che parla con particolare forza, e brio intrigante, al nostro tempo.

I personaggi sono vividi, le atmosfere così precise che fin dalle prime pagine siamo calati a due piedi nei giorni tutt’altro che illuministici del dopo Rivoluzione, sentiamo palpabile la paura e la tentazione di un potere che deraglia ma resta potere e, assieme ai reclusi della Casa, diventiamo ansiosi di conoscere i pettegolezzi sussurrati dietro le porte chiuse, seguiamo amori disinvolti e interdetti, sentiamo crescere il terrore che assedia sempre più da vicino il giardino con le voliere. Mentre da oltre la cancellata giunge il clamore crescente dei tumulti nelle piazze, il sibilo della “Louison” che decapita testa dopo testa.

Bosio e Nacci raccontano con tale familiarità il mondo rivoluzionario colto nel crinale decisivo del cambiamento, da annullare qualsiasi distanza temporale facendoci sentire molto vicini al gruppo di nobili rinchiusi a spiare con sgomento quello che accade là fuori. Un fuori dove domina la grande paura. E anche se nella Casa fingono di ignorarla, l’angoscia è tangibile, anche se c’è ancora chi è convinto di farla franca grazie al denaro e altri mezzucci.

Tre cose sono sommamente difficili nei giorni della reclusione: custodire un segreto, soffrire le ingiurie e impiegare bene il tempo. Nel tentativo di ingannare il tempo, origliare è diventata l’attività principale. Un diversivo che riempie le giornate. E di segreti da origliare la Casa ne ha molti: perché l’adolescente Césarine sparisce nella camera del vescovo? Il giovane Dominique studia davvero il latino con la vedova dai modi riservati? Il custode Dubois consegna i soldi dei nobili alla compagnia dei Berretti Rossi o ne tiene una parte per sé?

Ma soprattutto, quali segreti nasconde il parrucchiere Bertier, l’unico che entra ed esce dalla casa, occupandosi delle teste degli aristocratici e di quella del temutissimo Presidente del Tribunale Rivoluzionario che, come i nomi più in vista del nuovo corso, non rinuncia all’antico orpello.

La Casa degli Uccelli è un riparo, un isolamento faticoso che aristocratici e ricchi borghesi accettano senza fare domande, perché oltre le mura il mondo continua a esplodere, e il boato che all’inizio avvertivano come un alone distante si fa sempre più acuto e insostenibile. Fino a quando non arriva la notizia che la ghigliottina è caduta anche sul collo di Danton e la vita dei prigionieri è sempre più in balia della volontà del comitato rivoluzionario dei Berretti Rossi, che non li ha ancora denunciati solo in cambio di denaro.

Ma il cerchio si sta stringendo attorno alla Casa degli Uccelli. I suoi abitanti forse non sanno che tra loro si nasconde un esemplare di razza principesca che ha un conto in sospeso con il potente Presidente del Tribunale, disposto a tutto pur di vendicarsi. O forse qualcuno lo sa, ma tiene la bocca chiusa per evitare guai. E poi c’è sempre Bertier che entra ed esce…

Il romanzo accelera stringente, i nervi dei reclusi sono messi a dura prova. Perché a stare troppo a lungo chiusi in poche stanze, pur con tutti gli agi, si può correre il rischio di compiere un gesto sciagurato, una delazione, pur di rompere la monotonia delle giornate. Fuori i tumulti non si placano. La Rivoluzione, dice il Presidente a un terrorizzato Bertier, “è come una salamandra, passa tra le fiamme che essa stessa ha appiccato e ne esce intatta”. Ma gli esseri umani non sono dotati di simili virtù.

“La Casa degli Uccelli” è molto più di un coinvolgente racconto storico, è un romanzo che fa luce sulle nostre relazioni audaci e compromesse, sulla tentazione del potere e le trasformazioni che impone agli uomini liberi, sulla paura che segue all’euforia della vittoria. E soprattutto è un romanzo che ci mostra gli effetti che una lunga e volontaria reclusione ha sugli animi umani, quando fuori dalla porta incombe un pericolo che non conosciamo e non padroneggiamo. —

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