Gli Emotional Tattoos della Pfm concerto sul lungomare di Grado

TRIESTE
«Abbiamo suonato ovunque, dal Giappone alle Americhe: sin dagli esordi pensavamo che rimanere in Italia sarebbe stato riduttivo. Ora abbiamo ricevuto le nomination ai Prog Music Awards Uk come miglior gruppo e videoclip dell’anno. Spesso all’estero ci chiedono i pezzi in italiano, per il suono melodioso della lingua»: così Franz Di Cioccio, fondatore nel ’71 della band italiana più esportata all’estero, la Premiata Forneria Marconi – pfm.
Il tour di «Emotional Tattoos», disco uscito a ottobre, fa tappa a Grado domenica alle 21.30, al Lungomare Nazario Sauro per il Sun&Sounds.
Ci sono Di Cioccio (voce e batteria), Patrick Djivas co-fondatore degli Area e nella pfm dal ’73 al basso, Lucio Fabbri al violino dal ‘79, Alessandro Scaglione alle tastiere e cori dal 2012, Marco Sfogli alla chitarra dal 2015, Roberto Gualdi alla seconda batteria dal ‘97 e il triestino Alberto Bravin alla voce e tastiere dal 2015. «Sono più di tre anni che ho la fortuna di condividere il palco con loro – racconta il musicista di Trieste – abbiamo girato il mondo, suonato in tutte le città italiane e ogni giorno è sempre una nuova avventura. La pfm evolve in continuazione, in studio e dal vivo: il pubblico riceve un concerto “custom”, personalizzato e sarà così anche a Grado. Sto anche lavorando a un nuovo album dei Sinestesia con i miei concittadini Roberto De Micheli, Alessandro Sala e Paolo Marchesich». Fu proprio grazie ai Sinestesia che Di Cioccio ebbe modo di notare Bravin, quando nel 2004 suonarono in Piazza Unità prima di Carl Palmer.
Ancora Di Cioccio: «Siamo una band che rappresenta molto bene il Paese, io sono abruzzese, Patrick francese naturalizzato, un triestino, due lombardi, un napoletano, un genovese… E anche dal punto di vista generazionale: chi porta la lunga esperienza e chi la giovinezza. Ci lega il rispetto e l’amore per la musica. È una band molto forte, con la capacità di divertirsi. Suoniamo il rock, il progressive, la musica che ci piace con la precisione della classica, dentro una macchina musicale molto complessa ma anche molto facile da guidare». Conclude Patrick Djivas: «Il concerto di domenica rappresenterà i vari nostri periodi, senza dimenticare i fondamentali. È un concerto che si evolve continuamente. Abbiamo rinunciato al supporto dei computer, i nostri live sono divertimento, non vi aspettate qualcosa di televisivo, con le luci mirabolanti… La tv ha preso il controllo della musica e la riduce a merce. Altro problema, la gratuità della musica in rete. Noi siamo un gruppo di nicchia, adatto a chi ancora considera la musica un’arte e non un prodotto. Ma c’è posto per tutti». —
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