Godano e i Marlene Kuntz: «Mai imbarcato acqua, da 30 anni»

Ripercorrendo le canzoni dei primi tre dischi, il frontman racconta la storia del gruppo i cambi di formazione, i successi gli amori e le vicende personali



I Marlene Kuntz o si amano o si odiano. E lo stesso vale per il loro frontman, Cristiano Godano. Che spesso è stato vittima di pregiudizi, come se utilizzare un linguaggio un pelo più ricercato fosse un vezzo, un atteggiamento snob fuori luogo per il mondo rock. Ha fatto bene allora a svelare un po’ più di sé nel libro «Nuotando nell’aria – Dietro 35 canzoni dei Marlene Kuntz» (La Nave di Teseo, pagg 350, 18 euro). Certo, non si può piacere a tutti, ma leggere delle sue fragilità, dei suoi dubbi, anche della sua ingenuità, fa capire meglio il personaggio (e la persona). La sua attitudine dichiarata in fondo è positiva: «Amo la gentilezza, e se non sono troppo stanco mi sembra un atteggiamento d’obbligo per contribuire a contagiare il mondo con bontà e umanità».

L’espediente narrativo scelto è quello di ripercorrere canzone per canzone i primi tre dischi della rock band di Cuneo, “Catartica”, “Il Vile”, “Ho ucciso paranoia” e con il pretesto di richiamare alla mente i processi creativi che stanno dietro alle liriche Godano racconta la storia del gruppo, i cambi di formazione, gli esordi e i primi successi, amori e vicende personali comprese.

È il 1989 quando i Marlene muovono i primi passi con Godano autore, voce e chitarra, il chitarrista Riccardo Tesio e il batterista Luca Bergia: trent’anni assieme con più di 1500 concerti e una decina di album. Nel 1994 esce “Catartica”: «Da quel momento in avanti fummo ben decisi a giocarcela fino in fondo. Cosa che, in fin dei conti, stiamo facendo tuttora, lottando e lottando». Come da manuale delle avventure e disavventure di una rock band non possono mancare gli accenni alle tante muse ispiratrici, con la cruda consapevolezza che «Dietro a molte canzoni d’amore vi siano spesso destinatari che forse non meritavano tante attenzioni», il traumatico furto di tutti gli strumenti, l’estenuante cambio di bassisti, l’incontro con i propri idoli (da “un entusiasmante carteggio telematico” con Nick Cave fino all’imbattersi in Lucio Dalla a Bologna o Paolo Conte che suonò il piano per loro in “Musa”).

Interessante una riflessione su come il mezzo influisca sul messaggio: ai tempi delle lettere spedite con il francobollo i contenuti erano pressoché sempre positivi, pieni di complimenti, stima, affetto. Gli insulti, invece, sembrano proliferare come virus in tempi di leoni da tastiera. Colpisce leggere come Godano dalla violenza delle parole in rete, rimanga scosso, turbato; perché spesso chi attacca le celebrità lo fa con una spietatezza che disumanizza il bersaglio. Tra gli apprezzamenti, quello più comune è: “Sei un poeta”, e qui il leader dei Marlene ama rispondere come fece De André: «Benedetto Croce diceva che fino all’età di diciotto anni tutti scrivono poesie. Dai diciotto in poi rimangono a scriverle due categorie di persone: i poeti e i cretini. E quindi io precauzionalmente preferirei considerarmi un cantautore». Il volume analizza le canzoni uscite fino al 1999 e quindi di materiale ulteriore da pubblicare ce n’è: «La nave Marlene – conclude Godano – ha sempre saputo tenere la sua bella barra dritta, mai oscillando, mai imbarcando acqua, mai annaspando fra i marosi. Trent’anni: un buon motivo di orgoglio». —

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