Gorizia riscrive l’epica Caporetto

di ROBERTO COVAZ
Dopo cent’anni da Caporetto, che nell’immaginario collettivo degli italiani è sinonimo di disfatta e di rotta, Gorizia prova a invertire la rotta (è il caso di dirlo) e di rimodulare questo diffuso e distorto modo di pensare.
Lo fa con una mostra che si intitola “Dall’Isonzo al Piave. Dopo Caporetto la guerra continua. 1917-2017” allestita in Castello e inaugurata ieri. Il senso del centenario di Caporetto, in questa città di antichi confini, suscita riflessioni varie e contrastanti. Quello che per gli italiani è la disfatta, per i vicini sloveni è il miracolo e basta andare al museo di Caporetto per reperire guide, tradotte in lingua italiana, dove la parola miracolo campeggia in copertina. «Caporetto è stata una sconfitta grave del Regio esercito - - la riflessione del curatore della mostra, Bruno Pascoli - ma sulla sua effettiva conseguenza si è molto esagerato. A cominciare dalla descrizione dell’atteggiamento dei soldati. A parte qualche sporadico caso, la ritirata sul Piave non è stata caotica». Ecco il senso di unire l’Isonzo al Piave, la sconfitta al riscatto. Il Piave (meglio sarebbe stato scrivere la Piave) simboleggia l’acqua purificatrice e ristoratrice, capace di infondere al nostro esercito nuova linfa. Obiettivo ambizioso ma culturalmente stimolante quello perseguito dal Comune di Gorizia che ha voluto questa mostra come le precedenti che hanno scandito i centenari dal 2014 a oggi. Mostra resa possibile dalla passione e dalla competenza del gruppo di ricerca storica Isonzo, di cui Pascoli è presidente. Il sindaco Romoli non ha mancato di ribadire quanto «il centenario sia stato degnamente celebrato a Gorizia. Si poteva fare di più? Certo, con più fondi l’avremmo fatto. Ricordo che dalla Regione non abbiamo ottenuto un euro».
La mostra è costata appena 20mila euro; al resto ci hanno pensato i volontari del gruppo Isonzo.
L’esposizione si articola in sei sezioni. L’ultima, allestita nella sala del Conte, testimonia la trattazione dei prestiti di guerra. L’“Io voglio” che campeggia sul volto severo di un soldato e che è il logo della mostra svela, appunto, quanto nel 1917, per tutti gli eserciti belligeranti, si sia rinsaldato il rapporto tra combattenti e popolazione.
Il veicolo più incisivo furono proprio le cartoline illustrate perché molto diffuse e apprezzate anche dalla gente comune. Grazie alla partecipazione dei più noti e valenti illustratori del tempo che si impegnarono nel produrre bozzetti e disegni, le cartoline risultarono fondamentali nella diffusione della sottoscrizione dei prestiti coinvolgendo con le loro immagini, motti, allegorie, composizioni, scene di vita e simbolismi la stragrande maggioranza della popolazione.
Un 1917 in cui tutti i Paesi coinvolti nel conflitto erano precipitati in una crisi economica spaventosa. Un 1917 che significa rivoluzione russa, l’ingresso nel conflitto degli Usa e anche, ma non solo, Caporetto.
Ciò è riassunto nella prima sezione della mostra “Il 1917. L’anno delle crisi”. Si prosegue con le battaglie dell’Isonzo (decima, undicesima e dodicesima, appunto Caporetto), con le battaglie d’arresto sul Piave e sul Grappa, con la sezione già descritta dei prestiti di guerra per finire con “1917. Gorizia”
Nella mostra che è per lo più fotografica e grafica, si elevano per interesse alcune foto inedite di Arturo Toscanini, impegnato a dirigere un concerto sotto le granate nemiche sul Monte Santo appena conquistato dagli italiani il 26 agosto del 1917.
Non mancano fotografie che ritraggono il vero senso della guerra: la morte. Montagne di cadaveri, con i volti straziati dall’effetto dei gas letali lanciati per la prima volta sul San Michele dai magiari della Honved.
Quello dell’uso dei gas è uno dei tanti argomenti tabù che per quieto vivere si è tralasciato di analizzare in questa prima parte di centenario.
A corredo della mostra è stato realizzato un corposo catalogo, ricco di fotografie, puntiglioso ed esaustivo riassunto di quel nefasto 1917.
La mostra resterà aperta fino al 30 novembre e si può visitare il lunedì dalle 9.30 alle 11.30 e da martedì a domenica dalle 10 alle 19.
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