Grande ritorno del russo Smirnov Il suo “Francuz” evoca Truffaut

Dopo decenni di silenzio esce il nuovo film del big del cinema sovietico anni ’70 Oggi in gara anche “Galaktica e Andromedes”, debutto della kosovara Raça



Un cineasta al suo glorioso ritorno dopo decenni di buio e una talentuosa giovane autrice al suo brillante debutto. L’avvio del concorso lungometraggi del 32° Trieste Film Festival entra oggi nel vivo, registrando ben quattro film in gara: un rumeno, un russo, un kosovaro e un serbo, tutti in anteprima italiana, tutti da seguire sulla piattaforma MYmovies, anche se l’attenzione è catalizzata soprattutto su due delle opere in gara.

Un luminoso, avvolgente affresco in bianco e nero di 128 minuti sulla Mosca di fine anni ’50 segna il ritorno in grande spolvero del quasi 80enne regista Andrei Smirnov, il cui nome andava a braccetto con altri della sua generazione come Andrej Tarkovskij, Otar Ioseliani o Andrej Koncalovskij. Un percorso totalmente anomalo, però, il suo: protagonista di una stagione molto felice per il cinema sovietico, quella degli anni ’70, noto soprattutto per “Stazione Bielorussia” realizzato 50 anni fa, il regista ha poi incontrato grosse difficoltà a esprimersi per via delle continue pressioni delle istituzioni e ha visto inanellarsi film mai usciti o usciti con talmente tanti tagli da non rappresentarlo più. Come “Con fede e con giustizia”, ad esempio, l’ultimo da lui presentato senza già sentirlo più suo: da quel momento, come ha spiegato, «ne ho avuto abbastanza e ho smesso di fare il regista», abbandonando a piè pari il cinema.

Oggi, dopo decenni, ecco il ritorno con un’opera che il direttore Fabrizio Grosoli non esita a definire «straordinaria»: alle 16 il festival presenterà il suo “Francuz” (Il francese), che racconta la vicenda di uno studente parigino che nel 1957 si reca a Mosca per un tirocinio all’università divenendo presto amico di una ballerina e un fotografo che lo introdurranno nel fervore della vita culturale underground della capitale, tra caffè fumosi e jazz club. Smirnov ha vissuto appieno quel periodo, scegliendo però di filtrarlo attraverso gli occhi di uno straniero: «Avevo bisogno – ha spiegato – che fosse una persona cresciuta in un paese normale, non in un regime totalitario; volevo che avesse uno sguardo obiettivo sulla nostra realtà». Il film, fresco e vivido, suscita una forte sensazione di trovarsi “fuori dal tempo”, con echi truffautiani nelle allegre scorribande dei tre in una Mosca che potrebbe essere la Parigi di “Jules e Jim”, anche se, scopriremo, lo scopo della permanenza del giovane francese nella città sovietica risulterà essere molto più profondo e complesso.

Quando avere un lavoro è considerato un lusso: More Raça, 29enne regista del Kosovo, parte da questo concetto per la sua opera prima, interamente scritta e diretta da lei, “Galaktica e Andromedes” (La galassia di Andromeda). Il festival le riserva il posto d’onore della programmazione delle 20, per un film ispirato che ha molto colpito i direttori artistici del festival e non solo: sarà infatti distribuito in Italia da Fandango. Protagonista è un uomo di mezz’età interpretato dal padre della regista che lotta disperatamente per trovare un lavoro nel Kosovo di oggi, tra corruzione e ingiustizie: le cose, però, si complicheranno quando gli sarà affidata la figlia 12enne. Un cinema, quello di Raça, che aderisce alla realtà ma che nonostante l’impianto classico è illuminato da soluzioni stilistiche inedite e creative che ne hanno fatto intravedere l’indubbio talento. –



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