Hollywood alla scoperta di Trieste «Qui è pieno di storie da film»

Renzo S. Crivelli
In questi giorni si dati appuntamento a Trieste alcuni dei più importanti produttori di cinema e televisione del mondo, che hanno avuto come guida lo scrittore Veit Heinichen e chi scrive queste righe. Ospitare il gotha dei produttori televisivi e cinematografici americani ed europei è un’impresa impegnativa. Hai di fronte persone che hanno la capacità di interpretare gli scenari in cui si muovono osservandoli con la professionalità di chi progetta vere opere visive. Ospitarli nella Trieste letteraria, poi, ha voluti dire avvicinarli al nostro migliore turismo culturale. Ed ecco che Joyce ci è venuto in soccorso. Il grande scrittore irlandese, infatti, ha fatto da complice per attrarre interesse. Il desiderio, da parte di questi produttori, di fare un tour sui luoghi joyciani ha indubbiamente favorito il loro coinvolgimento nel fascino della nostra una città, così ricca di scenografie.
Così, sabato scorso, alle 10, ci siamo tutti riuniti intorno alla statua di Joyce in Ponterosso, ed è stato commovente vederli fare fotografie come turisti qualsiasi, sottobraccio allo scrittore. Come potevamo non interrogarli, a questo punto, su come hanno recepito la città e le sue bellezze? Ecco alcune delle risposte, tutte entusiaste. «Trieste è una location assoluta per film e documentari anche a soggetto», ci racconta Bendik Rugaas, della Borealis Production (video di alta qualità). «Ero già stato qui per studiare possibili ambientazioni, ma ora ho anche scoperto la sua straordinaria storia. Sapevo di Joyce. Nella mia vita ho anche ricoperto il ruolo di direttore della Norvegian School of Library Science e della National Library of Norway e non potevo non conoscere questo grande scrittore, dunque mi rendo ben conto del patrimonio che avete qui: una vera gioia per il turista culturale».
Della bellezza di Trieste è entusiasta Oliver Kreuter, della Paramount TV: «Per me è stata una vera scoperta, ho amato subito i suoi edifici monumentali in stile viennese. Trieste è una perfetta location per la filmografia, sia per movies che per documentari». «Ho avuto un’educazione universitaria e sapevo di Joyce, ma non i dettagli della sua vita», prosegue Roger Cordjohn, degli Universal Studios, una delle più poderose major hollywoodian: «Riscoprire Joyce è stato come scoprire Trieste. Le due cose sono inscindibili. Per il mondo di lingua inglese, specie americano, è un binomio molto forte. Si arriva qui per Joyce e si scopre una città meravigliosa, di cui non si sapeva nulla». Vuol dire che tornerà? «Sicuramente voglio tornare - risponde-, è una città che colpisce duramente, con la sua architettura e con la sua storia, di cui non conoscevo nulla. Noi sappiamo poco della governance americana durante il TLT. Un periodo di grande fascino, questo, che ci ha impressionato. Quelli erano gli anni in cui Trieste era come la Vienna del Terzo uomo. Varrebbe la pena di farci degli sceneggiati, affascinerebbero certo gli americani che poco sanno di tutto ciò». E a dire il vero questa non è un’ipotesi casuale, perché sappiamo che attualmente un altro regista americano sta progettando proprio una serie di telefilm ambientati a Trieste negli anni dal ‘45 al ’54, riesumando quelle atmosfere da guerra fredda. Chissà se ciò porterà a un progetto comune… Secondo Gary Marenzi, dell’International Management Group (gestione di testi per film), «una storia così complessa come quella triestina potrebbe ispirare testi legati al vostro passato, filmscript che parlano degli eventi, anche tragici, che avete vissuto. In ogni caso la città è un immenso palcoscenico storico-letterario». In questo Joyce potrebbe servire come “sponsor” turistico? «Certo - dice -, è un’icona esattamente com’è diventata un’icona la città di Trieste». Per Ivan Steen-Johnsen (Nordic Screens) «a Trieste abbiamo una vera ‘compatta’ storia europea che può essere spesa cinematograficamente», mentre infine per John Ranelagh (Nordic Media) «la città ha l’atmosfera d’una capitale, qualcosa che devi venire qui a respirare. Rendetevi conto che noi percepiamo Joyce come uno straordinario magnete culturale». Insomma, a giudicare dall’interesse, possiamo sperare in un futuro radioso, con l’immagine di Trieste letteralmente proiettata nel mondo. —
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