Huckleberry Finn, un inno alla libertà conquistata

Riccardo Ferrazzi è uno scrittore, saggista e traduttore. Vive tra Milano e la Liguria, ma viaggia spesso anche per i suoi reportage. Ha pubblicato il romanzo “Cipango” (Leone Editore), insieme a...

Riccardo Ferrazzi è uno scrittore, saggista e traduttore. Vive tra Milano e la Liguria, ma viaggia spesso anche per i suoi reportage. Ha pubblicato il romanzo “Cipango” (Leone Editore), insieme a Raul Montanari ha scritto “Il tempo, probabilmente” (Literalia), e poi libri di viaggio tra cui “Liguria, Spagna ed altre scritture nomadi” (Pellegrini Editore) a quattro mani con Marino Magliani. Da Fusta è uscito il suo saggio “Noleggio arche, caravelle e scialuppe di salvataggio”. È da pochi giorni in libreria “N.B. Un teppista di successo” (Arkadia), una biografia romanzata della gioventù di Napoleone. Nato corso e antifrancese, a dieci anni viene relegato in un collegio militare. La trama si snoda tra vita privata e pubblica, il difficile percorso di un uomo che, quando tutto sembrava perduto, conquista la stima del fratello di Robespierre e i galloni da generale.

Ferrazzi è molto attivo anche come traduttore, soprattutto sul fronte spagnolo e sudamericano. Il suo consiglio va a un classico della letteratura, il romanzo in cui Twain ha espresso più compiutamente l’idea di libertà: «Il libro che leggo e rileggo più volentieri da quando ero bambino (e cioè da un numero di anni che non ho voglia di calcolare) è “Le avventure di Huckleberry Finn”, di Mark Twain. In lingua originale è straordinario, ma anche tradotto conserva gran parte del suo fascino. A dirla tutta, il libro è molto discontinuo, ma non importa: da quando Huck scappa e va all’avventura insieme al negro Jim, fino a quando si ferma e ritrova Tom Sawyer, la narrazione è tutta piena di libertà e di gioia. Io, che nella vita non ho fatto altro che cercare la libertà, godo come un riccio a leggere che qualcuno, anche solo in un libro, anche solo per qualche settimana, l’ha trovata, l’ha vissuta, l’ha goduta fino in fondo. Certo, da un libro “fondamentale” bisognerebbe trarre insegnamenti, ricavare preziose indicazioni, eccetera eccetera. Ma io credo che innanzitutto un romanzo debba avere fascino, come una donna. Se una storia ti affascina l’amerai per tutta la vita. Cosa vuoi che ti insegni, più di così?».

Riproduzione riservata © Il Piccolo