“I bambini spaccapietre” La schiavitù dimenticata

Conosciamo magari, dalle cronache o dai film, i “casseurs” delle periferie o delle proteste parigine o non solo. Ma ignoriamo di fatto da anni che magari esistono anche i “concasseurs”, lontani dalle cronache, vicini alla tragedia, dentro un destino di sfruttamento e umiliazione che nega loro qualsiasi prospettiva di vita che sia degna di quel nome. Sono i bambini del Benin, “I bambini spaccapietre” che la giornalista e videomaker Felicia Buonomo racconta oggi nel libro pubblicato da Aut Aut (pagg. 100, euro 14, ordinabile su www.autautedizioni.it). Un reportage in cui la disperazione, la flebile speranza(anche solo di poter frequentare un giorno una scuola), il sovrapporsi di colori nel cuore dell’Africa occidentale più dimenticata, terra di schiavi da sempre, filtrati dalle lacrime di madri e figli sono raccontati in presa diretta. Con la disarmante forza della cronaca, a cui bastano poche parole di colonna sonora: “Je suis très fatigué”, come una cantilena nella voci dei piccoli sottomessi al lavoro per dieci ore al giorno sulle colline di Dassa dall’industria edilizia che fa capo prevalentemente oggi alla Cina. Un diario quotidiano di viaggio attraverso una violenza (in particolare nei confronti della sfera femminile) e una povertà che non riusciamo neppure a immaginare, lenita solo in minima parte dai programmi umanitari. Un racconto realista, con dentro la forza dell’immagine e della denuncia. Civilissima.

Riproduzione riservata © Il Piccolo