“I Hate My Village”, quattro big sabato sul palco a Pordenone



«Un viaggio in un mondo senza frontiere: questo è I Hate My Village. Scienziati di tutto il mondo sono concordi nell’attribuire al ritmo un ruolo essenziale nell’evoluzione umana. Sin dal grembo materno, accenti e pause entrano nelle nostre vene come una magia atavica che non conosce confini geografici e parla un linguaggio universale tra i popoli di tutto il globo»: quattro musicisti famosi per le capacità tecniche che li rendono autentici pesi massimi nell’attuale scena musicale italiana, si ritrovano per un nuovo progetto afro-beat che si chiama I Hate My Village. A gennaio hanno pubblicato l’omonimo disco di debutto per l’etichetta dei Tre Allegri Ragazzi Morti, la Tempesta dischi (nella sezione International) e sabato alle 21 lo presentano dal vivo al Capitol di Pordenone.

I Hate My Village nascono da Adriano Viterbini, chitarrista e cantante dei Bud Spencer Blues Explosion e Fabio Rondanini, batterista dei Calibro 35, degli Afterhours e nella band di Propaganda Live su La 7 – la settimana scorsa ha sfoggiato una t-shirt con il logo del programma di culto condotto da Diego “Zoro” Bianchi sul palco di Sanremo, dove si è esibito con Daniele Silvestri e Rancore nel brano “Argentovivo” (premio della critica e premio Bardotti per il miglior testo) e nel duetto di Ghemon con Diodato. Ai due musicisti romani si è aggiunto il lombardo Alberto Ferrari, cantante e chitarrista dei Verdena e il veneto Marco Fasolo dei Jennifer Gentle, qui alla produzione.

Un amore di Rondanini e Viterbini per la musica africana, nato sui palchi - accompagnando maestri del genere come Bombino e Rokia Traoré - e poi cresciuto in sala prove, con la curiosità di chi ha costantemente voglia di contaminarsi e divertirsi nell’ampliare il proprio orizzonte: jam dopo jam hanno preso forma nove tracce in cui melodie e ritmi africani si fondono con timbriche occidentali, ottenendo una miscela di effetto. Questo risultato si amplifica grazie al contributo di uno dei personaggi chiave del rock nostrano dagli anni ’90, il frontman dei Verdena che si inserisce con la sua inconfondibile vocalità, donando all’amalgama strumentale un ulteriore elemento capace di unire mondi apparentemente lontani. —

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