I Jetbone oggi a Trieste per Hot in the City «Il nostro rock nasce nei sobborghi svedesi»

Il gruppo rock in Piazza Verdi con i brani dell’ultimo disco Come Out and Play uno dei maggiori successi del 2017

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«Siamo un gruppo di ragazzini cresciuti assieme nei sobborghi di una piccola città industriale di Sundsvall, nella Svezia settentrionale. Veniamo da un contesto di classe operaia ed era semplice immaginare quello che avremmo desiderato fare nella vita: liberarci dalle nostre radici e trovare la libertà suonando con gli amici del dopo scuola e dei centri giovanili, soprattutto nei weekend. Ecco, quei fine settimana tra i nostri simili hanno dato vita alla band di oggi». Sono poco più che ventenni ma hanno le idee chiare i Jetbone, nome caldo per gli amanti del rock à la Black Crowes e Black Mountain, ma anche di classici come Cream e Led Zeppellin. Questa sera alle 21 suonano in Piazza Verdi per la rassegna di Trieste is Rock e Good Vibrations “Hot in The City” (nel cartellone di Trieste Estate), l’ingresso è gratuito. In pista dal 2011, il gruppo è esploso nel 2017: «È stato il nostro anno - raccontano -. Duecento concerti, l’incontro con persone fantastiche e la firma del contratto per la Sony Bmg che ha portato al nuovo disco e un grande lavoro con le agenzie di booking, la svizzera Black Pike Favorites e anche l’italiana Pma». Il terzo album «Come Out and Play» è uscito ad aprile: «Il disco nuovo è andato alla grande finora, con tante date e festival in tutta Europa. Per questo terzo lavoro abbiamo deciso di tornare al nostro produttore Martin Karlegard e registrare nel suo studio a Stoccolma: ci erano piaciuti i suoni del primo disco, sempre registrato da lui e volevamo la sua attitudine e la sua abilità nel catturare differenti “hooks” nelle canzoni; è anche co-autore della titletrack “Come out and play”. E poi c’è qualcosa di diverso grazie al tocco di Sanken Sandqvist che ci ha aiutato a rendere il nostro suono più moderno. Il nostro messaggio è di pace e amore, sottolineiamo l’importanza di vivere bene, accanto alle persone a cui teniamo, specialmente in canzoni come “Make this song together”».

«Abbiamo suonato in Italia per la prima volta quest’estate – prosegue la band – Milano e Verona. Non sapevamo cosa aspettarci dal pubblico italiano, credo che il rock’n’roll scandinavo abbia da sempre un buon seguito nel vostro paese. E infatti siamo stati accolti benissimo, abbiamo conosciuto un sacco di gente interessata alla musica. E poi l’Italia ha un ruolo centrale quando si parla di cultura e arte. Torneremo spesso, e costruiremo una solida fan base. Di recente abbiamo suonato al Bospop festival nei Paesi Bassi e abbiamo conosciuto Zucchero. Un concerto fantastico con super musicisti, molto ispirato a Joe Cocker e agli anni ’60 e ’70, grande epoca delle big band rock e soul».

Delle loro influenze dicono: «Siamo 5 compositori, quindi portiamo uno spettro vastissimo di influenze, prendi un brano come “Make this song together”: l’idea di partenza è quella di una canzone soul, con chitarre elettriche potenti e un basso fuzz. Testo e parte vocale potrebbero ricordare i Beatles mentre la parte di piano un pezzo soul funk anni ‘70 di James Brown. Insomma tante ispirazioni, perlopiù dagli anni ‘60 e ‘70. Il prossimo disco? È nel planning del 2019».

«A Trieste – concludono – portiamo una dose pesante di energia e puro rock’n’roll, divertimento e tanto sudore. Nessuno alla fine del concerto sarà triste, solo sorrisi sui volti dei presenti». Per la seconda volta in Italia, i Jetbone hanno suonato giovedì a Treviso, venerdì a Grosseto e ieri a Loreto Aprutino. Chi ha assistito a queste date non ha dubbi: dal vivo sono incendiari, esaltanti e già molto rodati. Grandi amanti del rock americano e della psichedelia anni ’70, i Jetbone fanno parte di quella corrente scandinava il cui appeal sta crescendo sempre di più nel mondo. —





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