I mille volti d’Italia da nord a sud persi nei paesaggi prima dell’industria

A Villa Pisani di Stra, a Venezia, immagini, dipinti e vedute Al centro le fotografie del Graf con Gardin, Roiter, Basilico

Giovanna Pastega

«Io vivo di paesaggio, riconosco in esso la fonte del mio sangue. Penetra per i miei occhi e mi incrementa di forza. Forse la ragione dei miei viaggi per il mondo non è stata altro che una ricerca di paesaggi, i quali funzionavano come potenti richiami». A parlare di paesaggio come linfa vitale, come senso e motore di ogni viaggio è Giovanni Comisso. Lo scrittore “errante per l’Italia”, come lui stesso si definiva, sembra più di ogni altro esprimere l’entusiasmo, a volte quasi epifanico, verso i paesaggi della sua terra e del mondo e cogliere nel divenire la loro centralità estetica, culturale, sociale, esistenziale.

Proprio al complesso tema del paesaggio, oggetto di riflessione di molteplici discipline, dalla geografia all’ecologia, dall’arte all’architettura fino alla giurisprudenza, il Museo Nazionale di Villa Pisani a Stra, a Venezia, ha dedicato la mostra “Paesaggio. Antiche Memorie e Sguardi Contemporanei”. Più di cento opere, tra fotografie, dipinti, vedute di città, paesaggi rurali e fluviali, che accompagnano il visitatore alla scoperta dei paesaggi veneti e italiani e della loro evoluzione attraverso mutamenti naturali, antropici, culturali e sociali. Ecco allora al Piano Nobile della celebre villa veneta una prima visione storica attraverso 38 dipinti del pittore arcadico Giuseppe Zais (1709 –1781) che offrono la visione di scorci fantastici, di eleganti giardini all’italiana, di vedute campestri o bastioni di città, di porti di mare, di colline e di verdi distese con castelli, conventi, mulini, ma anche vedute di note località italiane ed europee.

L’ottica novecentesca domina la sezione dedicata alla Riviera del Brenta, dove scatti fotografici degli anni ’50 e ’60 provenienti dalla Fondazione Mazzotti di Treviso ritraggono paesaggi incantanti che si snodano lungo il fiume Brenta, da Padova a Venezia, in un’epoca in cui a stagliarsi contro il cielo era solo la maestosità delle Ville Venete e l’industrializzazione e l’urbanizzazione convulsa dei decenni successivi non avevano ancora saturato quei luoghi.

Ma il vero cuore della mostra è la sezione contemporanea, realizzata in collaborazione con il Craf - Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia di Spilimbergo – che presenta un’importante selezione di opere fotografiche dagli anni ’40 del ‘900 sino ai nostri giorni. Paesaggi italiani colti e interpretati da venti tra i più importanti fotografi contemporanei, come Gianni Berengo Gardin, Fulvio Roiter, Luca Campigotto, Gabriele Basilico, Guido Guidi, Giuseppe Moder, Carla Cerati, solo per citarne alcuni. Un viaggio nella storia della fotografia italiana ma anche un viaggio da nord a sud del nostro paese: dalle suggestioni della laguna veneziana alle cime innevate di Cortina, dai vigneti delle Langhe alle colline della Val D’Orcia, dal fascino di Capri alle verdi distese della Puglia fino alle imponenti rovine archeologiche di Agrigento. Il lavoro nei campi, i palazzi popolari delle periferie, ville e monumenti lasciati deperire dal tempo e dall'incuria, siti di archeologia industriale, evocano momenti e visioni di un paesaggio interiore ed esteriore che ci racconta e ci accomuna. Tra le foto molte dedicate anche al Friuli, a Nova Gorica e a Trieste, colta nel suo mare e nei suoi monumenti dagli scatti in bianco e nero di Gabriele Basilico, di Fulvio Roiter e di Daniele Campigotto.

Una mostra complessa che offre uno sguardo multiforme sull’immagine e la sostanza del nostro paese e che invita a riflessioni collettive, perché se il paesaggio è definito come «quella parte di territorio che si abbraccia con lo sguardo da un punto determinato», la sua percezione oggettiva è pur sempre la somma di tante diverse e soggettive percezioni. Non a caso la Convenzione Europea sul Paesaggio sottoscritta a Firenze il 20 ottobre del 2000 considera il paesaggio come “determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni” e questo si configura come la “componente essenziale del contesto di vita delle popolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale, nonché fondamento della loro identità”. —



Riproduzione riservata © Il Piccolo