“I miserabili” nascono in Porto Vecchio

TRIESTE. Nello spazio post-industriale della Centrale Idrodinamica, al Porto Vecchio, il Teatro Stabile del Fvg ha annunciato ieri il titolo che aprirà il prossimo ottobre al Rossetti, la stagione di prosa 2018/19. "I miserabili", spettacolo tratto dal romanzo di Victor Hugo, potrà essere visto in prima nazionale anche a Napoli (al teatro Mercadante, il prossimo 25 aprile) e a Brescia, al Centro Teatrale Bresciano, co-produttore assieme al nostro Stabile e al Teatro degli Incamminati di Milano del nuovo allestimento.
Imponente titolo della letteratura storico-realista, "I miserabili" è uno dei romanzi cardine di metà '800, avidamente letto (forse non fino in fondo, anche per le sue 1400 pagine, suddivise in 48 libri) da generazioni e generazioni, trasformato in innumerevoli film e ancor più popolare dopo la trasposizione in un musical che tuttora si replica sui palcoscenici di mezzo mondo.
Franco Branciaroli protagonista (nel ruolo dell'ex galeotto Jean Valjean) e Franco Però, regista e e direttore dello Stabile Fvg, hanno presentato lo spettacolo, le cui prove sono in fase avanzata e trovano spazio in questi giorni accanto alle "mostruose" bocche delle caldaie che nutrono argani e ruote delle motrici a vapore della power-station idrodinamica triestina. Un mondo passato che vagamente ricorda il ventre di quella Parigi, reietta e miserabile, che il romanzo descrive: una fonte di ispirazione.
«Uscendo ogni sera, dopo le prove, tutti pensiamo quanto sarebbe stato giusto realizzare lo spettacolo proprio qui, tra i magazzini ancora in rovina e i reperti del porto, ma le norme di sicurezza non lo permettono» ha spiegato Però. «Le opere di narrativa, soprattutto quelle importanti hanno oggi un impatto forte sul pubblico, attratto di più che da un contemporaneo testo teatrale. È stato certo un momento di follia quello in cui abbiamo deciso di affrontare un'operazione così complessa».
«Si tratta di lavorare su un romanzo, non su un copione già confezionato» gli ha fatto eco Branciaroli. «Hugo ha grandi meriti come drammaturgo, ma qui si tratta proprio del romanziere, e di quelli grandi. Uno scrittore, Luca Doninelli, ci ha aiutato nell’adattamento. Ma si è trattato poi, e si tratta ancora, di far combaciare i pezzi, tagliare, stringere, allargare. Un percorso avventuroso, il cui risultato rappresenta un'incognita».
Tra i pannelli mobili da cui è formata la scena, che lo scenografo Domenico Franchi ha voluto grigia, di una caligine color miseria, si muove l'umanità descritta da Hugo nel grande affresco storico. Con riflettori che saranno puntati su Jean Valjean «galeotto redento sulla strada del proprio destino, che si chiama Dio». Figura angelico-faustiana, lo definisce Branciaroli, «uno strano santo, il ritratto di un'umanità che forse deve ancora venire».
Accanto a lui il cast vedrà schierati anche Alessandro Albertin, Silvia Altrui, Filippo Borghi, Federica De Benedittis, Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Andrea Germani, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Jacopo Morra, Maria Grazia Plos, Valentina Violo.
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