“I tempi eccitanti” di Ava odiosa post-adolescente in fuga dall’infelice Dublino

la recensione
«Ero una brutta persona che non sapeva come voler bene agli altri», ammette Ava, la protagonista di “Tempi eccitanti”, opera prima della giovane scrittrice irlandese Naoise Dolan,tradotta con eccezionale bravura e tempismo per Blu Atlantide da Claudia Durastanti (pp. 297, euro 16, 50). Ed è davvero difficile darle torto, perché riesce a rendersi odiosa persino a se’stessa. Proveniente da una famiglia della piccola borghesia dublinese, all’età di soli ventidue anni Ava parte da Dublino per guadagnarsi da vivere e per fuggire da un luogo in cui è infelice ed arriva a Hong Kong per insegnare inglese ai bambini in una scuola privata. Ava è ossessionata dalla lingua e dalla sua capacità di connotare immediatamente lo status sociale, l’educazione e la provenienza di chi la parla. La sua lingua è l’anglo-irlandese, ma lei deve insegnare l’inglese britannico che associa a ogni iniquità a partire dallo snobistico sistema di classe inglese e dal sottile razzismo che lo caratterizza. Inizialmente Ava va ad abitare in un Airbnb infestato di scarafaggi e condiviso con altre ragazze poco socievoli, ma trova presto una soluzione ai suoi problemi logistici e finanziari tanto eccezionale quanto imbarazzante: una stanza nel lussuoso appartamento di un ricco giovane banchiere inglese annoiato, fresco di Oxford e Eton, che in cambio le chiede solo un po’di sesso e lunghe conversazioni. Ava si sceglie il ruolo della ragazza “strana”, si professa comunista e, se da un lato sembra sempre star lì a denigrarsi, dall’altro è segretamente convinta d’essere meglio degli altri, che disprezza. I suoi modi non sono mai sinceri. Passa un sacco di tempo ad analizzare i propri scambi interpersonali e le sue interminabili conversazioni. Sta di fatto che ora riesce almeno a risparmiare sull’affitto, ma non a capire che tipo di relazione ha con Julian, fino a quando, durante una sua lunga assenza per un viaggio di lavoro, Ava non conosce Edith, una coetanea di Hong Kong, benestante e già in carriera presso uno studio legale. Edith è lesbica e Ava se ne innamora, forse, ma fa un gioco sporco anche con lei. Cercando di tenere il piede in due staffe, le mente sul tipo di legame che ha col suo “coinquilino”. Quando Julian torna a Hong Kong la situazione precipita. Solo allora ad Ava torna alla mente l’iniziale Airbnb e pensa: “Mi ero sentita diversa, quando mi ero allontanata dagli scarafaggi, ma ora capivo che avevamo molto in comune: insetti, arrampicatori, freddi dentro. Prosperavamo in ambienti ostili. C’erano posti in cui stavamo meglio, ma non c’era alcun luogo che potesse ucciderci e ci fosse precluso. ”
La scrittura della ventottenne Naoise Dolan, ricorda quella della sua conterranea Sally Rooney, l’autrice di “Persone Normali” e di “Parlarne tra amici”, e riprende il vezzo d’una certa nuova narrativa femminile post adolescenziale dominata da debordanti io narranti.
Nata a Dublino, Naoise Dolan, ha vissuto a Hong Kong, in Italia, a Singapore e in Inghilterra. Si è laureata in Letteratura Inglese al Trinity College e ha conseguito poi un master in Letteratura dell’età vittoriana all’Università di Oxford. È tra le finaliste del Sunday Times Young Writer of the Year award del 2020. Suoi testi sono stati pubblicati dalla The Dublin Review e da The Stinging Fly. Con questa opera prima la Dolan si segnala tra le nuove promesse della letteratura irlandese, perché – accantonate certe furbizie sexy del plot – dimostra d’essere un’abile narratrice. Le parti più riuscite del romanzo sono quelle in cui descrive le lezioni d’inglese impartite ai piccoli ricchi hongkonghesi, un divertente e istruttivo slalom tra la fricativa dentale sorda e quella sonora, tra i tranelli delle preposizioni, i nomi collettivi e gli individuali, e i tanti misteri dello “standard english”.
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