Il baritono Rumetz “emigra” quattro anni all’Opera di Vienna

Sarà nell’organico del Wiener Staatsoper, che vanta 300 rappresentazioni l’anno primi impegni “L’elisir d’amore” e “Il Barbiere”: «Sogno di tornare a cantare a Trieste»
Di Micol Brusaferro

TRIESTE. È uno dei cantanti lirici del Wiener Staatsoper, il più importante teatro dell'Austria e uno dei più prestigiosi al mondo, con rappresentazioni d'opera per 300 sere all'anno. Il triestino Paolo Rumetz si appresta nei prossimi giorni a iniziare per il secondo anno la stagione a Vienna, tra i primi impegni “L’elisir d’amore” e “Il Barbiere di Siviglia”.

Rumetz è uno dei tanti professionisti italiani costretti a lasciare il Paese per la precarietà di un ambiente sempre più in crisi, sottoposto a nuove sfide occupazionali. È di qualche giorno fa la notizia del licenziamento degli orchestrali e dei coristi del teatro dell’Opera di Roma. Una decisione shock nel settore, arrivata dopo la decisione del cda di esternalizzare musicisti e cantanti e l’avvio della procedura di licenziamento collettivo, conseguente allo spaventoso deficit di bilancio.

«La decisione di andare all’estero - racconta Rumetz - è stata dettata dalla voluta di approdare in una struttura molto conosciuta, ma è stata anche una scelta obbligata, alla luce della situazione attuale dei teatri italiani, con ingaggi mal pagati e una generale difficoltà che mette sempre più in ginocchio tutte le persone che lavorano nel settore. Così un anno fa ho provato a sostenere un’audizione, cercavano un cantante per alcuni ruoli. Il riscontro è stato fin da subito buono, con un primo periodo di prova e poi un contratto di quattro anni».

Ampio il bagaglio di esperienze maturate nel corso degli anni da Rumetz. «In Italia ho lavorato alla Scala, alla Fenice e all’estero in Germania, Francia e Giappone. Tra i ricordi più belli proprio il pubblico del Giappone – sottolinea – grande amante dell’opera e molto preparato, pronto a seguire lo spettacolo con estrema attenzione».

Un approccio al teatro che il baritono triestino ha ritrovato anche in Austria. «A Vienna ci sono tre teatri d’opera, oltre a tutti gli altri, e sono sempre pieni. Su questo fronte mi trovo in una delle migliori piazze del mondo. Non solo grazie alla presenza di molti turisti, ma anche grazie alla grande cultura e passione verso la musica che coltivano da sempre i viennesi è difficile trovare una serata con posti vuoi, anche se le opere vengono riproposte per più tempo. Andare a teatro è un’abitudine radicata qui».

Un pubblico presente, ma anche una prospettiva lavorativa incoraggiante per il futuro hanno spinto il triestino a fare le valigie. «Nel teatro dove lavoro ci sono 75 cantanti stabili, in aggiunta a ospiti eccellenti che si alternano durante il corso dell’anno. Sono numeri che fanno intuire come qui tutto funzioni diversamente. Certo spiace lasciare il proprio paese, ma spesso serve per continuare a portare avanti la propria professionalità. Vienna poi è splendida, ha tutti i pregi di una capitale e allo stesso tempo tutti i vantaggi di una città di provincia. Spesso si ha la sensazione che da qui transiti tutto il mondo. Non solo musicale. L’attenzione comunque è rivolta anche a Trieste, dove artisticamente sono nato. Mi sono reso disponibile in passato, ma le programmazioni sono troppo a ridosso dell’inizio della stagione. Vedo tanti sforzi ma anche molte problematiche. Nonostante tutto - conclude Rumetz - continuo a sognare di tornare a cantare nella mia città natale, un desiderio che spero prima o dopo possa davvero avverarsi».

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