Il diario di bordo di Larsson scritto solo per i lettori italiani

L’ultimo libro dell’autore svedese è un “memoriale” di storie e personaggi «Amo il vostro paese, che mi ha dato tanto, dal successo editoriale agli affetti»
Di Sergio Buonadonna

“Diario di bordo di uno scrittore“, l'ultimo libro di Björn Larsson, è il memoriale della sua narrativa, del suo senso etico, dei personaggi a partire dal più famoso il pirata Long John Silver. Ma il fatto singolare è l'essere stato scritto esclusivamente per i suoi lettori italiani - numerosissimi e fedeli - in occasione dei venticinque anni di Iperborea, la casa editrice che nel 1998 lo ha lanciato da noi, determinandone un successo che non conosce sosta. Larsson è comunque uno scrittore di bordo a tutto tondo, sulle sue barche dalla amata "Rustica" all'attuale "Stornoway" oltre al "Pirata" sono nati - fra gli altri - "Il cerchio celtico", "Il porto dei sogni incrociati", "La saggezza del mare".

Larsson, perché questo suo Diario è solo italiano?

«Perché amo l'Italia, che mi ha dato molto in tutti i sensi, dal successo editoriale agli affetti. Porto i lettori dentro il mio "cantiere" letterario».

La sua immagine di scrittore è legata all'idea del navigatore e talvolta perfino del navigatore solitario, una dimensione affascinante che attraversa la letteratura del mare. Vorrei in questo senso ricordare la sua appassionata introduzione a "Solo, intorno al mondo" del mitico Joshua Slocum. Per non dire di Conrad e Melville. Non sente per questo un passato gravoso sulle spalle?

«Sì, ma per fortuna un po' ridotto. Adesso, per esempio, sto preparando un altro libro - anche questo per l'Italia - il cui titolo provvisorio è "Prefazione al mare", in cui utilizzo le mie prefazioni da Conrad a Biamonti sul rapporto tra letteratura e mare».

Lei però è anche uno scrittore eclettico. Che cosa la porta di volta in volta a scegliere i suoi personaggi?

«L'urgenza di esplorare un certo tipo di realtà o l'imminenza della realtà stessa: il terrorismo, l'immigrazione, la clandestinità, le vere e false identità che popolano le mie storie con i loro segreti, le ansie di libertà e la presenza del male».

Lei è solito cancellare gli appunti e le sue bozze scritte a mano. Perché non vuole lasciare tracce?

«È assurdo creare il museo di se stessi. Lo scrittore deve far sognare ma anche mostrare che ci sono pezzi di realtà in cui è difficilissimo sognare. Tragedie come l'olocausto che si raccontano da sole».

Restando nel sogno, secondo lei che cosa resta del pirata Long John Silver nella fantasia dei lettori italiani?

«Il desiderio di vivere fino in fondo la vita e l’avventura, tant’è che il lettore dimentica che Long John è anche un uomo crudele, cattivo. È un assassino come ne “L’isola del tesoro”, ma ci passa sopra. La mia impressione è che l’amore per Silver si fondi sul sogno irrealizzato di molti italiani di vivere una vita più libera, legati come sono mani e piedi a famiglia, radici e mangiar bene».

Che significa scrivere nell'era di internet, degli I-pad, degli Smart? Che futuro ha la scrittura?

«Dipende da noi autori. Se riusciamo a scrivere le storie che dicono qualcosa, non è un problema, la letteratura continuerà, cambiano i supporti tecnici. Certo non è la tecnologia a compromettere la scrittura. Parlando di noi svedesi, sappiamo quanto molti autori siano caduti nella trappola del giallo, perché di moda, perché si fanno i soldi e così via, e quando questa è esaurita cosa rimane? Una letteratura di genere che è già dimenticata».

Annunciando il suo prossimo romanzo, ha detto parlerò della tirannia dell'immagine, della televisione del nostro tempo, di facebook, di twitter.

«L'immagine ha preso un'importanza tremenda. Prendiamo Facebook: le cose che vi si scrivono spariscono velocemente e velocemente vengono dimenticate, le foto invece restano negli album, abbondano, straripano. Penso che ciò dipenda dalla paura di non esistere, di non lasciare tracce. In passato in una comunità, un paese, un villaggio, una piccola città più o meno tutti sapevano chi eri tu. Oggi nel mondo così frenetico e veloce è l'esatto opposto: la gente ha paura di non esistere. Il tuo vicino può ignorare per anni la tua esistenza».

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