“Il giocatore di scacchi” chiude le Giornate del Muto ospite l’Oscar Brownlow

Si avvia al gran finale la 37° edizione de Le Giornate del Cinema Muto. Domani, alle 20.30, al Teatro Verdi di Pordenone si chiude con “Il giocatore di scacchi”, film francese del 1927 diretto da...



Si avvia al gran finale la 37° edizione de Le Giornate del Cinema Muto. Domani, alle 20.30, al Teatro Verdi di Pordenone si chiude con “Il giocatore di scacchi”, film francese del 1927 diretto da Raymond Bernard, con l’accompagnamento dal vivo dell’Orchestra San Marco. Un film spartiacque nella storia del cinema commerciale francese, motore di una ripresa del genere storico oltralpe, in grado di smentire la vulgata che riteneva i cineasti francesi sprovvisti dello spirito epico necessario a sfidare l’egemonia hollywoodiana e tedesca.

Appuntamento al 2019, allora, dopo otto giorni di proiezioni, incontri, chicche e rarità. Tra gli ospiti, oltre alla figlia di Ernst Lubitsch, Nicola, con il restaurato “Forbidden Paradise” (“La zarina”), c’è anche l’habitué Kevin Brownlow, premio Oscar alla carriera nel 2011 per una vita spesa nella salvaguardia e la diffusione del patrimonio filmico delle prime tre decadi di cinema, ammiratissimo da Martin Scorsese che una volta ebbe a dire di lui: «Se sei amante del cinema muto, lui dovrebbe essere il tuo eroe». Nel 50° anniversario del suo libro “The Parade’s Gone By…”, il festival gli ha reso omaggio inserendo nella programmazione sei titoli del cuore, scelti dallo storico: tra questi il classico western “The Covered Wagon” (“I pionieri”) di James Cruze del 1923; il rarissimo “Captain Blood” di David Smith del 1924, e un nuovo restauro di “Smouldering Fires” (“La donna che amò troppo tardi”) del 1925, di Clarence Brown, il regista preferito di Greta Garbo.

Intanto, tra una proiezione e l’altra, precedendo di poco l’assegnazione del Premio Jean Mitry 2108 (agli studiosi Camille Blot-Wellens e Russell Merritt) si fa largo una voce: quella della visita di Stanlio e Ollio a Papa Pio XII nel 1950, che potrebbe essere stata cancellata dagli archivi Vaticani. A rivelare la scoperta è lo studioso barese, Benedetto Gemma, che ha presentato la traduzione italiana dell'unica autobiografia autorizzata del duo comico più famoso della storia del cinema. «Dopo aver inaugurato il casinò di Sanremo e la Stazione Termini di Roma - afferma Gemma - Stanlio e Ollio hanno incontrato il papa, inatteso fan della coppia, a cui venivano proiettate una volta al mese le comiche dei due e che volle a tutti i costi ricevere in udienza privata, sebbene non ignorasse il tormentato percorso matrimoniale di Stan, sposato cinque volte, e di Hardy, che ripeté l'esperienza per tre. Forse per questo, negli archivi vaticani, non c'è traccia dell’incontro». —

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