Il Laboratorio X di Trieste festeggia con Shakespeare vent’anni di contaminazioni

la ricorrenza
Artaud definiva l’attore un atleta del cuore e questa massima potrebbe essere la giusta sintesi di Laboratorio X. Il gruppo informale e aperto di studio e ricerca sull’arte teatrale, nato intorno al regista triestino Alessandro Marinuzzi nel 1999, si è ritrovato in questi giorni in regione per festeggiare il ventennale. Dopo una settimana di residenza a Villa Manin grazie al supporto del CSS Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, il gruppo è ora a Trieste all’ACTIS, nel luogo in cui questo progetto iniziò vent’anni fa. Ci si cimenta con “Bene finisce bene”, un adattamento del testo di Shakespeare “Tutto è bene quel che finisce bene”, occasione in cui tutti gli attori del gruppo possono confrontarsi con tutti i ruoli senza distinzioni di genere, alla presenza del regista che partecipa provocando la contaminazione dei concetti di prova, work in progress, performance e spettacolo. Un progetto itinerante che ha toccato nel tempo il Portovecchio e il Mercato coperto di Trieste, il teatro Ringhiera di Milano, il festival di Montalcino, e poi Foggia, Cortona, Umago e altri luoghi ancora. Un’esigenza di confronto non premeditata, come spiega Marinuzzi: «Grazie al compianto Andrea Orel avevo scoperto che c’erano tanti attori che volevano lavorare con me. Laboratorio X si incentra sul processo più che sul prodotto, riflette sul rapporto tra arte, vita e realtà: è una presa di coscienza della realtà in un rapporto vivo con la consapevolezza dei propri pregiudizi, tra volontà e atti involontari». Pur avendo affrontato anche testi contemporanei, Shakespeare è stato la scelta più amata, con l’analisi direttamente in scena delle strutture drammaturgiche possibili da parte dell’attore che può essere ciascuno dei ruoli. Lo scrittore Filippo Betto aveva coniato per Laboratorio X la definizione di “drammaturgia iperelisabettiana”, cioè una compagnia in cui i ruoli maschili e femminili possono essere interpretati da chiunque indifferentemente usando però la preparazione del training e la conoscenza del testo. Presenti fin dall’inizio tre attori legati a Trieste. Per Marcela Serli Laboratorio X ha segnato un modo nuovo di esplorare il teatro: «Trovo importante il rapporto tra gli attori, le persone e i personaggi che Marinuzzi ci ha portati ad analizzare con la sua esperienza. Abbiamo sempre mantenuto uno sguardo all’apparenza anarchico ma supportato da un metodo forte che dà all’attore una grande libertà. In questo metodo il più bravo è quello che ascolta di più e che entra di più nel gioco teatrale. Un modo di lavorare in fieri che ho fatto mio anche per le regie che ho curato in seguito». Paolo Fagiolo continua sullo stesso tenore: «Ho scoperto come l’attore possa stare in scena in maniera prorompente: questo metodo è una gabbia che è anche una coperta pesante fatta di ogni parola del testo che l’attore si porta dietro, è una zavorra che però è anche leggerezza». Per Irene Serini è stato l’imprinting della formazione: «Io ho incontrato Laboratorio X quando non avevo ancora fatto una scuola di teatro ed ero a cavallo tra quello che era un sogno e una realtà non realizzata. Dopo essere diventata un’attrice brevettata in una scuola istituzionale, ho capito che ciò che avevo tratto da LabX era più prezioso di una normale tecnica, perché è esperienza e ricerca insieme. Importante, poi, è il rapporto con lo spazio, uno spazio circolare che prevede una consapevolezza a trecentosessanta gradi, qualcosa di fondamentale per il mio spettacolo più prezioso, “Abracadabra – Incantesimi di Mario Mieli”». Gli altri attori impegnati in questi giorni sono Chiara Aquaro, Alejandro Bonn, Matteo Gatta, Desy Gialuz, Valentina Magnani, Omar Makhloufi, Giulio Morittu, Silvia Padula, Riccardo Pieretti, Sandro Pivotti, Michele Polo, Filippo Renda, Davide Rossi, Giuseppe Sartori e Tina Sosič, con loro Alessandro Ruzzier a documentare con le sue foto. Gli interessati ad assistere possono scrivere a labx. venti@gmail. com per prenotarsi ai momenti pubblici di oggi e domani pomeriggio e sera.
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