Il libro di Fausto Biloslavo «Dietro le foibe manovre e interessi della politica»

TRIESTE
«È un libro giornalistico che non vuole fare del revisionismo, ma aggiungere semmai dei particolari», premette il corrispondente di guerra triestino Fausto Biloslavo nell’introdurre il suo ultimo volume, scritto a quattro mani con Matteo Carnieletto, e intitolato “Verità infoibate. Le vittime, i carnefici, i silenzi della politica” (Signs Publishing, Milano 2021). Un libro reperibile nelle edicole.
Biloslavo, qual è dunque il taglio del volume?
«Questo è un libro giornalistico, io non sono uno storico né un presunto tale come tanti altri. Faccio il mio lavoro, con il collega Carnieletto abbiamo fatto un libro che ha il taglio della nostra professione. Infatti c’è la dimensione dell’inchiesta, ci sono dei materiali inediti. Non abbiamo voluto parlare soltanto della tragedia delle foibe e del dramma dell’esodo nel passato remoto, ma collegare quel passato all’oggi».
In che modo?
«Abbiamo voluto iniziare il libro dedicando il primo capitolo alle fosse comuni che ancora oggi vengono scoperte nella vicina Slovenia. Fosse in cui ci sono anche vittime italiane - abbiamo scoperto dei documenti del nostro Paese che furono secretati al tempo - ma la stragrande maggioranza di questo cimitero nascosto sono sloveni, croati e serbi massacrati da Tito. C’erano sì i domobranci e ustascia che collaborarono con l’Asse e si arresero agli inglesi solo per venir riconsegnati agli jugoslavi, ma c’erano anche civili, così come i partigiani cetnici serbi, che combatterono sia contro i comunisti sia contro i nazisti. È un grande eccidio dei popoli di Tito, di cui si sta scoprendo molto soltanto adesso. Esiste una commissione statale in Slovenia che ha individuato 750 di questi siti».
Nel libro, un po’ a sorpresa, parla anche del nuovo presidente americano Biden.
«Pochi sanno che il nuovo inquilino della Casa Bianca è sempre stato un fan di Tito, sin da quando lo incontrò nel 1979. Da giovanissimo senatore partecipò ai funerali di Kardelj a Lubiana, fu lì che ebbe modo di incontrare il Maresciallo, rimanendo fulminato dal suo carisma. Quando tornò a casa gli scrisse una lettera, che noi pubblichiamo, in cui definisce prezioso l’incontro. Da vicepresidente di Obama, in visita ufficiale a Belgrado molti anni dopo, fece un discorso in cui tesseva le lodi di Tito senza mai citare i suoi crimini. Nel suo libro, scritto prima delle elezioni, Biden definisce ancora Josip Broz “un genio” per come ha saputo tenere insieme la Jugoslavia. Se lo è stato, è stato anche un genio del male alla fine delle ostilità».
Ma senta, l’anno scorso i due Presidenti sono arrivati a Trieste per la riconsegna del Balkan, con la doppia cerimonia a Basovizza e al cippo del Tigr. Tanti si sono infuriati. Ma non sarebbe meglio se, invece di cercare una memoria unica, accettare che possano esserci memorie diverse e inconciliabili? Una terra di confine non dovrebbe accogliere le contraddizioni?
«Un capitolo del libro è dedicato proprio a questa “riconciliazione a ostacoli”. Approfondiamo gli eventi del 13 luglio andando dietro alle quinte, ad esempio trattando gli accordi che l’allora ministro degli Esteri Alfano strinse con il suo omologo sloveno, secondo cui Lubiana avrebbe dovuto sostenere la richiesta di avere l’Agenzia europea del farmaco a Milano, in cambio della restituzione dell’ex Balkan. È finita poi da un’altra parte, e vista con gli occhi di oggi sarebbe stata utile».
E poi?
«Ancora, approfondiamo anche quanto successo all’Università di Trieste, dove quasi tutti si sono un po’ piegati a quanto già deciso a Roma. E poi non dimentichiamo che ci sono sempre quelli che inneggiano alle foibe, nei materiali multimediali che accompagnano il volume c’è la foto di questo striscione in cui si dice “Refugees Welcome” e che per i fascisti sul Carso ci son sempre le foibe. È chiaro che è ancora un po’ difficile trovare una memoria condivisa...».
Forse per qualcuno nemmeno auspicabile.
«Davvero qui non intendiamo fare revisione della storia, né raccontare che gli italiani o i fascisti eran tutti bravi ragazzi. Tiriamo fuori delle verità che sono state infoibate negli anni per svariati motivi politici, non ultimo il ruolo avuto da Tito nella Guerra Fredda, dopo il suo distacco dall’Urss. Il nostro obiettivo con questo libro non è di togliere qualcosa alla ricostruzione storica, semmai di aggiungere elementi dimenticati». —
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