Il logo triestino simbolo della Via Appia

La via Appia Antica, regina delle strade che collegava Roma e Brindisi e restituita ad una percorribile consapevolezza nel presente dagli itinerari a piedi di Paolo Rumiz e dei suoi compagni di viaggio, ha assunto recentemente come simbolo segnavie l’opera di un altro triestino, il calligrafo Pietro Porro, come voluto dal governo italiano. Si tratta di un logo disegnato a china, «un sigillo, un simbolo, come la conchiglia di Santiago de Compostela», sottolinea Rumiz.
L’Appia è universalmente ritenuta una delle più grandi opere di ingegneria del mondo antico, considerando l’epoca precoce in cui fu realizzata, tra la fine del IV e III sec. Avanti Cristo, e l’enorme impatto economico, militare e culturale che ebbe sulla società romana. Dopo un secolare abbandono, Rumiz l’ha percorsa a piedi nell’estate 2015 con Riccardo Carnovalini, Alessandro Scillitani e Irene Zambon, in un viaggio tra la testimonianza, la documentazione, ma anche la suggestione storica, la ricerca cartografica, il più ampio reportage a fine concreto più che letterario. Frutto della riscoperta dell’Appia l'omonimo libro di Rumiz edito da Feltrinelli, ma a sancirne l'importanza anche la mostra “L’Appia ritrovata. In cammino da Roma a Brindisi”, conclusasi di recente all’Auditorium Expo – Parco della Musica a Roma. Contributo triestino nell’esposizione anche le installazioni audio di Alfredo Lacosegliaz.
Annalisa Perini
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