Il mare restituisce un altro rostro delle navi affondate nella battaglia delle Egadi
C’è anche un triestino nel team che ha recuperato a 80 metri di profondità, nei fondali a nord ovest dell’isola di Levanzo, il 12° rostro - dopo quelli recuperati negli anni scorsi - finito sul fondo...

C’è anche un triestino nel team che ha recuperato a 80 metri di profondità, nei fondali a nord ovest dell’isola di Levanzo, il 12° rostro - dopo quelli recuperati negli anni scorsi - finito sul fondo durante la Battaglia delle Egadi, il grande scontro navale che mise fine alla prima guerra punica, con la vittoria dei romani che affondarono almeno cinquanta navi cartaginesi. Una spedizione frutto di una collaborazione internazionale tra la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e la Gue–Global Underwater Explorer, ha effettuato immersioni nell’area già oggetto di ritrovamenti negli scorsi anni da parte della Rpm Nautical Foundation. Il team della Gue, di cui fa parte appunto il triestino Mario Arena, uno dei subacquei più esperti d’Italia, sotto il coordinamento scientifico della Soprintendenza del Mare, ha effettuato con due squadre di subacquei immersioni esplorative su batimetriche che vanno dai 75 ai 90 metri. Dopo avere documentato il rostro “Egadi 9” già individuato nel 2012 dalla Rpm Nautical Foundation e in attesa di recupero, la ricerca è continuata in maniera sistematica sullo stesso areale dove è stato rinvenuto il nuovo rostro. Il reperto in bronzo, era adagiato sul fondo e si presentava integro e in ottime condizioni.
A pochi metri dal rostro è stato individuato un elmo in bronzo del tipo Montefortino che si va ad aggiungere agli altri otto ritrovati e recuperati nelle precedenti campagne di ricerca. Il reperto presenta la novità, tra i 12 finora identificati, di avere ancora la parte lignea della prua della nave all'interno. La sua estrazione e conseguente studio darà preziose informazioni sulla tecnologia navale adoperata per costruire le navi da guerra in quel periodo. Si notano infatti le parti finali della chiglia, del dritto di prua, delle due cinte laterali e della trave di speronamento.
Nel corso delle ultime esplorazioni è stato effettuato dai subacquei il posizionamento dei nuovi reperti individuati e la documentazione video fotografica. Inoltre per la prima volta i fotografi della Global Underwater Explorer hanno realizzato una fotogrammetria tridimensionale del rostro nel luogo di ritrovamento. Si è ottenuto quindi un modello 3D ad alta risoluzione di grande impatto scenografico ma di notevole utilità per le prime analisi scientifiche. Il recupero dei nuovi reperti è stato già programmato per il mese di Ottobre 2017.
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