Il Miela di Trieste riapre il sipario con l’arte e “Io non sono un numero”

Venerdì 26 giugno un’anticipazione delle conversazioni che si terranno alla Stazione Rogers e lunedì lo spettacolo sulla violenza alle donne di Laura Bussani e Sabrina Morena

TRIESTE Era un lunedì, il 24 febbraio 2020, quando al Teatro Miela veniva soppresso lo spettacolo programmato per quella sera "L'architettura e l'immagine consolidata della città" e il teatro, in un clima d'incertezza e sgomento, chiudeva. Oggi, quattro mesi dopo e non senza una certa emozione, l'"Instabile" di piazza Duca degli Abruzzi riapre i battenti, osservando con scrupolo le disposizioni di sicurezza: stasera con un incontro dedicato ad Arte e Architettura attualizzato ai tempi della pandemia, lunedì 29, invece, rialzando il sipario con uno spettacolo intenso e visivamente accattivante sulla violenza alle donne come "Io non sono un numero", appositamente riadattato agli eventi di questo periodo.

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Da Roma e Napoli, dallo spazio e da nessun luogo arriveranno stasera alle 19.30 i "saluti a distanza" di Giovanni Fraziano, Adriano Venudo, Luigi Di Dato e Thomas Bisiani: "Stazione Rogers Preview. Saluti a distanza. Conversazioni con immagini" si propone come un momento di riflessione sull’abitare e sulla condizione umana in questo ribaltato scenario 2020. Si tratta di un’anticipazione del ciclo di conversazioni che si svolgeranno prossimamente a Stazione Rogers, più performance multimediali che non normali conferenze. L'ingresso sarà gratuito previa prenotazione a biglietteria@miela.it o chiamando lo 040365119 dalle 9 alle 17.

«Aprire un teatro in un mese in cui generalmente si chiude rappresenta sicuramente un fatto anomalo», spiega invece la regista dello spettacolo che andrà in scena lunedì prossimo, Sabrina Morena. «Ma ci sembra importante dare un segnale che ci siamo: ci siamo per il nostro pubblico e per chi non ci conosce, ci siamo per le donne che in questi mesi hanno dovuto convivere con i loro carnefici». "Io non sono un numero" di Laura Bussani e Sabrina Morena, lunedì 29 alle 19.30, verrà infatti proposto in versione ridotta e rivisitata con parti riscritte ispirandosi alle vicende delle tante donne vittime di violenza domestica durante la pandemia da coronavirus. «Cosa significa questa riapertura? - prosegue la regista -. È un modo per continuare a essere un punto di riferimento per la città, a proporci come centro di spettacolo e come un simbolo, magari anche per quelli che non riescono a riaprire. E per ribadire che vogliamo continuare a lavorare: stiamo preparando la prossima stagione che inizierà già a settembre».

Si riapre in sicurezza osservando tutte le regole del distanziamento ma nello spirito del Miela: i sedili della platea impacchettati con un nastro rosso sembrano quasi un'installazione artistica. E dopo tante teorizzazioni, gli appuntamenti di stasera e lunedì fungeranno da vero test sul campo. «È essenziale testarsi, dal punto di vista del teatro ma anche per capire come reagirà il pubblico. Sarà fondamentale la prenotazione, essendo i posti numerati. Scegliendo per ripartire "Io non sono un numero", poi, ricordiamo e teniamo i riflettori accesi su una questione che generalmente si tratta solo l'8 marzo e il 25 novembre. Lo facciamo a maggior ragione in questo momento, per tutte le donne che hanno sofferto in questi mesi». Anche in questo caso i posti a sedere saranno contingentati e distanziati: per seguire lo spettacolo, a ingresso 5 euro, occorrerà prenotarsi nelle modalità sopraindicate. —
 

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